giovedì 1 agosto 2019

PAOLO

Invocare
O Spirito di verità, che parlasti per bocca dei patriarchi e dei profeti, e riempisti le Sacre Scritture di celesti dottrine, di salutari precetti e di paterni ammonimenti, ora che lo spirito di menzogna e di stoltezza regna sopra la terra, degnati di ritornare a parlarci per bocca dei tuoi santi e dei tuoi ministri, affinché la verità torni a regnare nel cuore dell'uomo. Amen.

In ascolto della Parola (Leggere) (At 9,1-18)
Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.  E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo  e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ”.  Rispose: “Chi sei, o Signore? ”. E la voce: “Io sono Gesù, che tu perseguiti!  Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare”.  Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno.  Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.  Ora c’era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: “Anania! ”. Rispose: “Eccomi, Signore! ”. E il Signore a lui: “Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando,  e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista”. Rispose Anania:“Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha san Paolo l’autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome”.  Ma il Signore disse: “Và, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome”.  Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: “Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo”.  E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato,  poi prese cibo e le forze gli ritornarono.

Riflettendo sulla Parola (Meditare)
Il brano parla della vocazione di Saulo di Tarso, divenuto poi per tutti noi Paolo. Più volte egli parla di se stesso ma possiamo cogliere fin da adesso ciò che lui diceva della vocazione: la vita è un tesoro custodito in vasi di creta (2Cor 4,7).
Saulo nacque a Tarso (verso il 10 d.C.), una cittadina nell'attuale Turchia. Era della tribù di Beniamino e fariseo zelante. Cittadino romano, fabbricatore di tende e cresciuto a Gerusalemme sotto la guida di Gamaliele. Un credente in Dio ma a modo suo, finché non si è incontrato con Cristo Gesù scoprendo di avere occhi e cuore nuovo per testimoniare Cristo.
Durante il suo primo viaggio missionario assunse un nome più latino: Paolo. Per Paolo il Vangelo non era uno scritto, ma una persona viva: Gesù di Nazareth, il quale gli starà sempre davanti agli occhi e al cuore.
Il brano posto alla nostra riflessione racchiude la vocazione di Saulo. Gli Atti riportano per tre volte questo racconto: la prima volta nel contesto della narrazione (At 9,1-9), la seconda, così come questa terza, dalla bocca di Paolo (At 22,6-11); in tutte e tre le ricorrenze troviamo la chiamata espressa in ebraico. Non è un caso. È chiaramente un’indicazione. L’indicazione che quella voce fece appello al suo “io” più vero e profondo.
La vocazione di Saulo inizia in un contesto di persecuzione. Egli stesso, credente in Dio, perseguita i Cristiani, la chiesa nascente di Cristo Gesù. Perseguita Gesù. Egli era talmente abbagliato da una sorta di odio verso i cristiani che fece di tutto per sconfiggerli. Fece, però, male i suoi conti. Egli non andava contro i cristiani, contro gli uomini, ma contro Colui che tutto può.
Ma ciò che lo ha cambiato si innesta proprio in quel suo “furore” giovanile che traboccava.
Sulla strada per Damasco, a mezzogiorno. Una luce che splendette più del sole mentre è al massimo dell’irradiazione come è a mezzogiorno.
Questa luce avvolge anche i compagni di viaggio. Tutti caddero a terra, ma solo Saulo sentì una voce. Quella voce toccava il cuore perché era in lingua natia, la lingua dei padri. È in questa paternità che Saulo riscopre, poco alla volta, con insistenza, la sua identità. Vengono celati gli occhi, come quando li chiudiamo per entrare in preghiera profonda, fino a quando non ci sarà il vero incontro, il vero ascolto, il rinnovo nella mente e nel cuore. È la luce del Cristo Risorto che abbaglia e rinnova la vita di Saulo, trasforma il suo pensiero rendendolo cieco per riaprirli al battesimo e vedere con occhi nuovi.
Saulo vive un capovolgimento di prospettiva. In questo capovolgimento inizia a considerare il suo vissuto,  tutto ciò che prima costituiva per lui il massimo ideale, quasi la ragion d’essere della sua esistenza, come dirà ai Filippesi, una “perdita” e una “spazzatura”  (cfr. Fil 3,7-8).
La sua esperienza è esperienza pasquale che vivrà con gli altri apostoli, cioè insieme alla Chiesa, in comunione con essa. Solo in questa comunione con tutti egli potrà essere un vero apostolo, come scrive esplicitamente nella prima Lettera ai Corinti: “Sia io che loro così predichiamo e così avete creduto” (15, 11). C’è solo un annuncio del Risorto, perché Cristo è uno solo.
Saulo diventa cristiano perché ha incontrato Cristo e sarà testimone della sua risurrezione, andando tra i pagani e il mondo greco-romano ad annunciare il Vangelo perché il Risorto lo ha costituito “ministro e testimone”, fin da quel primo incontro, per portare a tutti l’annuncio pasquale, del perdono dei peccati, dell’eredità di vita eterna.
L'esperienza di Saulo, oggi Paolo, appartiene a ciascuno di noi. La vita di Paolo fu una continua fedeltà a quell'incontro e una continua missione
Il giovane chiamato Saul ha ascoltato. E tutta la sua vita fu fedeltà continua a quell’incontro, in un continuo cammino di missione.
Anche noi possiamo incontrare Cristo, nella lettura della Bibbia, nella preghiera, nella vita liturgica della Chiesa, etc.. Solo in questa relazione personale con Cristo, solo in questo incontro con il Risorto diventiamo realmente cristiani. 
Allora l’esperienza di Damasco si rinnova quotidianamente e sarà sempre gratuita e sorprendente  come un dono carico del “mistero” della presenza di Gesù Risorto. 

La Parola illumina la vita e la interpella
1. La Pasqua ci invita a tornare al cuore della nostra fede: Dio ha donato il Suo Unigenito Figlio perché, col dono della Sua vita sulla croce, ci facesse partecipi della Sua Resurrezione. Questo è veramente il cuore della mia fede di cristiano/a? Come cerco di entrare con la mia vita nel mistero pasquale?
2. Paolo ha iniziato il suo cammino di vita dalla parte sbagliata. Però ha saputo ascoltare. E da lì è partita la sua conversione e la sua vocazione. So anch’io ascoltare per riconoscere ciò che devo adeguare al Vangelo riguardo a ciò che penso e che faccio?

Rispondi a Dio con le sue stesse parole (Pregare)
Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti:
per questo li custodisco.
La rivelazione delle tue parole illumina,
dona saggezza ai semplici.

Apro anelante la mia bocca,
perché ho sete dei tuoi comandi.
Volgiti a me e abbi pietà,
con il giudizio che riservi a chi ama il tuo nome.

Rendi saldi i miei passi secondo la tua promessa
e non permettere che mi domini alcun male.
Riscattami dall’oppressione dell’uomo
e osserverò i tuoi precetti.

Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi decreti.
Torrenti di lacrime scorrono dai miei occhi,
perché non si osserva la tua legge. (Sal 119).

L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità (Contemplare-agire)
Rinnovo l'ascolto della Parola, incarnando la misericordia di Gesù, abbassando il mio livello di suscettibilità, cambiando i miei modi di fare, di pensare e chiedendo perdono. Curando le relazioni con chi mi sta attorno, ma anche purificando i miei pensieri per un cuore aperto, una grande carità per tutti, capace di rinnovare il mondo.



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