domenica 11 agosto 2019

IL DISCEPOLO AMATO

Invocare
O Dio, che nel Cristo tuo Figlio rinnovi gli uomini e le cose, fa’ che accogliamo come statuto della nostra vita il comandamento della carità, per amare te e i fratelli come tu ci ami, e così manifestare al mondo la forza rinnovatrice del tuo Spirito. Per Cristo nostro Signore. Amen.

In ascolto della Parola (Leggere) (Gv 20,1-10)
1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 10I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.

Riflettendo sulla Parola (Meditare)
Ci soffermiamo a meditare su un personaggio, biblico sì, ma pur con lo sforzo di un identikit nella persona dell'evangelista e apostolo Giovanni, rimane per tutti un personaggio anonimo.
Il Vangelo riporta una testimonianza particolare: Gesù ha una speciale predilezione per uno dei suoi discepoli, quello che la voce narrante dello stesso Vangelo chiama più volte «il discepolo che Gesù amava». Il brano messo alla meditazione nostra è coronato dall'evento Pasqua. Sarà la luce della Risurrezione del Signore Gesù ad individuare il nome del discepolo amato.
Siamo nel giorno della Resurrezione. Il brano raccoglie sorprese varie insieme ai personaggi che lo circondano. La prima è Maria di Magdala. Ella si reca al sepolcro di buon mattino. Gli altri evangelisti la descrivono come colei che in quel momento venera il defunto. Giovanni, tralascia questo particolare per collocare la donna nel contesto della ricerca, di corsa, di Gesù.
Nei gesti di Maria di Magdala che corre verso «la casa del discepolato» riferendo quanto ha visto, possiamo cogliere lo smarrimento di coloro a cui viene a mancare il rapporto con il Signore e la condizione da vivere nella chiesa (il plurale usato indica la chiesa). 
Maria sta condividendo un momento buio della sua fede. Coloro che vivono queste condizioni, devono sentire la necessità di condividere con la chiesa la vicenda della loro fede. Il plurale utilizzato incarna tutta la vicenda della chiesa dei poveri, di una chiesa che cammina al buio, che ha perso di vista il Signore, ma non ha perso di vista il legame con lui. La casa del discepolato non è la chiesa che si è alzata di buon mattino; è una chiesa animata dalla fede nel momento in cui prende atto della risurrezione, ma non è la chiesa dei poveri, che si incarna in Maria di Magdala.
C'è un discepolato che ci mette alla ricerca. Maria di Magdala scopre questo discepolato a partire da coloro che potevano aiutarla. 
Il primo è Simon Pietro, il secondo è un discepolo amato da Gesù, cioè quel discepolo che con Gesù aveva instaurato una relazione di amicizia. Questo discepolo rimane nell'anonimato.
La vicenda del discepolo amato, nel Vangelo di Giovanni, è racchiusa negli eventi della passione, morte e risurrezione di Gesù. Durante l’ultima cena egli poggia il suo capo sul petto di Gesù (13,23-26), in una posizione di intima familiarità  - simile a quella di Gesù col Padre che è detto essere «nel seno del Padre» all’inizio dello stesso vangelo 1,18 - ed è a lui che Gesù rivela l’identità di colui che lo avrebbe presto tradito.
Lo ritroviamo con lo stesso appellativo ai piedi della croce al momento della morte di Gesù - e si suppone l’unico dei discepoli dato che tutti gli altri «lo abbandonarono e fuggirono» (Mt 26,56; Mc 14,50). 
A lui Gesù affida la Madre e al contempo viene lui stesso affidato alla Madre (19,26-27). In seguito, come viene descritto nel nostro brano in questione, al mattino di Pasqua assieme a Pietro il «discepolo che Gesù amava» corre al sepolcro a verificare l’annuncio ricevuto da Maria Maddalena: «si chinò vide e credette» (20,2-8). E ancora, sul lago di Tiberiade, quando Gesù appare nel primo mattino sulla riva ai discepoli che erano usciti in barca a pescare è il «discepolo che Gesù amava» che si accorge per primo che quell’uomo sulla riva «è il Signore» indicandolo a tutti gli altri (21,7).
Prima di chiudere il testo evangelico, abbiamo ancora una citazione sul discepolo amato. Forse può apparire curiosa, ma ci permette di identificarci in lui, ci permettere di riflettere sul senso personale della vocazione.
Siamo al cap. 21 del Vangelo di Giovanni, Pietro aveva appena ricevuto solennemente l’incarico di pascere il gregge di Gesù (21,15.16.17) ma sembra preoccupato - impropriamente - della sorte del discepolo amato. Gesù usa parole misteriose per indicare il tipo di rapporto di quel discepolo con Lui e il suo destino, invitando Pietro semplicemente a «seguire». Pietro disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?» (21,20-23). 
Qui possiamo cogliere l'indicazione di Gesù sul discepolo amato. Egli è colui che ha ricevuto una predilezione particolare per entrare, in una maniera diversa, nel mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo.
È una predilezione particolare. Non tutti possono comprenderla, solo chi ama, solo l'amore può comprendere, solo l'amore può riconoscere, solo l'amore rimane.
Il discepolo amato è colui che si lascia amare da Gesù e in questo modo gli è permesso di penetrare il mistero d’amore del Padre in Gesù, di coglierlo, di farlo suo e di testimoniarlo.
Il discepolo amato rimane anonimo. Infatti, possiamo vedere che anche Pietro è pieno d'amore. Ogni discepolo pieno d'amore, ogni discepolo è amato da Gesù perché è l’unico modo per entrare e rimanere nel suo mistero, per conoscerlo, per riconoscerlo, per testimoniarlo. 
L'amore non ha confini, possiede quella paziente attesa per l'incontro finale (cfr. 21,21), nel frattempo continua la sequela (cfr. 21,22). Senza tutto questo la Chiesa sarebbe solo una istituzione umana con grande dottrina, opere, socialità, ma arida, perché senza amore. E questo ovviamente non è di uno solo, ma di tutti quelli che raccolgono la sfida di amore di Gesù.
Ognuno di noi può continuare a fare la sua corsa, come Maria di Magdala, verso la casa del discepolato per scoprire il vero cuore pulsante della vicenda cristiana nella storia: la predilezione amorosa del Signore Gesù che fa diventare i suoi discepoli che l’accolgono, ognuno e tutti possibilmente, Discepoli Amati.

La Parola illumina la vita e la interpella
1. Nel presente della mia vita mi sento amato/a? Cerco di cogliere e di ricordare i segni dell’amore di Dio per me? Oppure rischio di chiudermi nei miei stati d’animo, nelle paure e sulla difensiva?
2. Il discepolo amato è pieno d'amore perché fa esperienza d'amore. Anch’io faccio quest'esperienza d'amore nell'offrire me stesso/a, il mio sostegno, la mia attenzione, la mia presenza, anche quando potrebbe comportare incertezza e fatica?

Rispondi a Dio con le sue stesse parole (Pregare)
Per sempre, o Signore,
la tua parola è stabile nei cieli.
La tua fedeltà di generazione in generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.

Per i tuoi giudizi tutto è stabile fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
Se la tua legge non fosse la mia delizia,
davvero morirei nella mia miseria.

Mai dimenticherò i tuoi precetti,
perché con essi tu mi fai vivere.
Io sono tuo: salvami,
perché ho ricercato i tuoi precetti.

I malvagi sperano di rovinarmi;
io presto attenzione ai tuoi insegnamenti.
Di ogni cosa perfetta ho visto il confine:
l’ampiezza dei tuoi comandi è infinita.

Quanto amo la tua legge!
La medito tutto il giorno.
Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici,
perché esso è sempre con me.

Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
Ho più intelligenza degli anziani,
perché custodisco i tuoi precetti.

Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero,
per osservare la tua parola.
Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu a istruirmi.
Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse,
più del miele per la mia bocca.
I tuoi precetti mi danno intelligenza,
perciò odio ogni falso sentiero. (Sal 119).

L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità (Contemplare-agire)
Discerno la presenza di Gesù e assecondo l’azione dello Spirito in me e negli altri, vivendo il tempo, lo spazio come dono per la preghiera, la riflessione, l'amore all'altro.