venerdì 3 aprile 2020

LA SAMARITANA

INVOCARE
Concedi, o Dio, di accostarci con umiltà e santo timore a questa Parola che ci supera infinitamente; a questa realtà che è mistero della tua presenza. Fa che là dove la nostra mente non può arrivare giunga il nostro cuore mediante l'intuizione dell'amore; e tutto il nostro essere taccia davanti a Te, Ti contempli e Ti adori. Amen.

IN ASCOLTO DELLA PAROLA (Gv 4,5-42)

5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: «Io non ho marito». 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui. 31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: «Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura»? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

PER INTRODURCI
Un testo molto lungo su cui riflettere, ricco di molti spunti meditativi. Già su https://meditarelaparola.blogspot.com/2020/03/lectio-iii-domenica-di-quaresima-anno-a.html abbiamo fatto una lectio al brano. Vogliamo ancora cogliere qualcosa del personaggio, un personaggio che ci rappresenta. Infatti, la Samaritana al pozzo è icona di tutta l'umanità perduta.
L'Evangelista Giovanni ci sta parlando di fede e propone a tutti un percorso pedagogico. Nel capitolo precedente Gesù, con Nicodemo, incontrò il giudaismo ortodosso. Ora si reca in Samaria per incontrare il giudaismo scismatico perché tutti e due si ritrovino nell'unica fede.
Il percorso sembra apparire obbligatorio come ricerca dell'Amato, dello sposo. Anche Gesù fa un percorso: lascia la Giudea ed è diretto verso la Galilea e viene sottolineato che "doveva" attraversare la Samaria. Quel "doveva" non riguarda che la strada da fare era necessariamente quella esprime una necessità teologica: anche ai Samaritani Gesù doveva portare il lieto annuncio. La Samaria è quel deserto di cui parla Osea (Os 2,16) perché l'Amato incontri la sua amata, lo Sposo la sua sposa, perché Dio insegni a vivere in relazione con lui. Quindi è una esigenza perché il Padre ritrovi il figlio, lo Sposo la sua sposa.

RIFLETTERE SULLA PAROLA (Meditare)

Gesù è stanco del viaggio e si ferma presso il pozzo. Egli non entra nel villaggio ma sosta e siede presso il pozzo che dista circa 800/900 metri dal villaggio. L'Evangelista sottolinea che è mezzogiorno. Questa è l'ora he Giovanni riprenderà più volte nel Vangelo perché appartiene a Cristo.
Il pozzo è il luogo degli incontri, dell'innamoramento. Possiamo ricordare il servo di Abramo che incontra Rebecca (Gn 24,11-25) la sposa di Isacco, intorno al pozzo Giacobbe si innamora, a prima vista, di Rachele, al pozzo, Mosé incontra Zippora. A questo pozzo, che vuole essere anche simbolo della Torah, della Sacra Scrittura, "cisterna senza crepe", fonte di acqua viva che zampilla che sgorga dalle viscere della terra: presenza di Dio (cfr. Ger 2,13). I Padri della Chiesa invitano a frequentare il pozzo che è la parola di Dio per incontrare il Volto e farsi ancora sedurre. 
Il pozzo di cui si parla è quello di Giacobbe. Giacobbe è uno dei patriarchi. È colui che durante la notte ha lottato con Dio e da questa lotta ricevette un nome nuovo. Inizia una nuova storia.
In questa nuova storia Gesù è stanco e affaticato, una stanchezza e fatica che gli costerà la morte in croce. Ora, nell'ora della sete (Gv 19,14-16.28), nel momento più caldo della giornata, arriva una donna, una samaritana. Anch'ella ha sete e va al pozzo per attingere l'acqua e qui inizia il dialogo: «dammi da bere». Sono parole di corteggiamento che Gesù usa e lo fa gradualmente. Gesù è bisognoso di amore, è assetato di amore e la donna può soddisfare la sua sete. Però nessuno dei due berrà, anzi la donna lascerà la sua anfora per correre al villaggio e dare l'annuncio dell'incontro.
Prima dell'annuncio c'è un incontro da vivere, un incontro che nella donna è accompagnato dallo stupore, dal dubbio: «come mai...?»: è un ragionevole dubbio per la mentalità del tempo; un galileo che osa, che supera le barriere, che dimentica quanto dicono i saggi sul conversare con una donna (al v. 27 i discepoli di questo rimarranno stupiti). La domanda della donna è anche quella dell'umanità che è alla ricerca di chi già gli è davanti. Sant'Agostino nella sua ricerca cercava ovunque ma non nel suo cuore. Siamo abituati a cercare ovunque, nella tradizione, nelle abitudini e non in profondità, nel sacrario del cuore (cfr. Dt 30,14). 
La donna impara a fare la sua ricerca, in maniera graduale, partendo dal cuore. È dal cuore che sgorga l'amore e Gesù amore personificato, provoca manifestando l'amore. È da questa provocazione che nasce l'interrogativo, la ricerca, l'annuncio. È un dinamismo interiore che sconvolge talmente fino a ritrovare la via del ritorno al vero amore, al vero Sposo (fino adesso la donna ha avuto sei mariti, v. 18, simbolo dell'idolatria).
Mille interrogativi si pone la Samaritana, sono gli stessi che ci appartengono ancora oggi, alla nostra tradizione, al nostro modo di pensare. Gesù è quell'interrogativo che fa la verità nella mia vita. Un dialogo - discernimento molto ricco, che come un puzzle, inizia a svelare quel giudeo, quel viandante stanco che è di fronte a lei, che è di fronte a noi. 
Quasi a fare una lectio divina, vari sono i riferimenti: Signore (v. 11), Giacobbe (v. 12), di nuovo Signore (v. 15), profeta (v. 19), messia (v. 25). Una lectio che fa suscitare una sete maggiore, decisiva rispetto a quella fisica fino a condurre Gesù, il Signore, a svelarle e confidarle la sua identità più profonda: «Io Sono» (v. 26). È la ricerca affannosa di Dio di noi stessi e di questo la Samaritana diviene apostola. 
La Samaritana, l'umanità, diventa la prima destinataria del primo «Egò eimi», per cui la donna, lascia la sua anfora e corre entusiasta ad annunziare la sua scoperta alla sua gente, ad annunciare ciò che Gesù ha detto e fatto, perché ha incontrato colui che le ha detto tutto ciò che lei stessa ha fatto (v. 29).
Quanto è dolce e delicato Dio amore: aiuta la donna, l'umanità, ad accogliersi e amarsi come siamo, senza nessun giudizio. 
Dalle parole della donna, molti Samaritani vennero alla fede (v. 39). Lo Sposo finalmente ha trovato la sposa perduta.
L'esperienza della Samaritana sembra centrata sul bere ma ci sta anche un altro nutrimento. Con l'arrivo dei discepoli, che erano andati a comprare del cibo, si parla del mangiare.
Acqua e pane due alimenti che conducono all'unica sorgente: Dio, il cibo che ancora il discepolo non conosce (v. 32). Dio è amore, relazione, volto dell'altro, ascolto, parola, silenzio dell'altro. Tutto ciò che può dare senso al nostro vivere.
Della Samaritana non si dirà nulla. Certamente sarà pienamente avvolta dall'Amore di Dio e in Lui sparisce. Ha provocato la sua gente a fare un esodo, ad uscire dal "proprio accampamento" (Eb 13,13)  perché nessuno può dire di amare veramente il Signore. Ci ritroviamo con una vita disordinata. Sentiamo il bisogno di andare da Lui e non da chi ce lo annuncia (v. 40), perché tutti noi abbiamo bisogno di essere avvolti dal suo amore, abbiamo bisogno che Gesù ci rubi il cuore, fino a dire con Paolo: «Non sono io che vivo è Cristo che vive in me» (Gal 2,20), perché "crediamo che questi è il Salvatore del mondo" (v.42).

DOMANDE PER LA VITA
In chi ho posto la mia fiducia?
Di quale sete e di quale fame ho veramente bisogno?
Quale immagine di Dio ho nella mia vita?
Mi lascio interrogare da Gesù?
Chi di noi può dire di amare davvero il Signore?
Sono pronto ad uscire dal mio accampamento per lasciarmi sedurre dal Signore?

RISPONDI A DIO CON LE SUE STESSE PAROLE (Pregare)
O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, *
di te ha sete l'anima mia, 
a te anela la mia carne, *
come terra deserta, arida, senz'acqua. 

Così nel santuario ti ho cercato, *
per contemplare la tua potenza e la tua gloria. 
Poiché la tua grazia vale più della vita, *
le mie labbra diranno la tua lode. 

Così ti benedirò finché io viva, *
nel tuo nome alzerò le mie mani. 
Mi sazierò come a lauto convito, *
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca. 

Nel mio giaciglio di te mi ricordo, *
penso a te nelle veglie notturne, 
tu sei stato il mio aiuto; *
esulto di gioia all'ombra delle tue ali. 

A te si stringe *
l'anima mia.
La forza della tua destra *
mi sostiene.

L'INCONTRO CON L'INFINITO DI DIO È IMPEGNO CONCRETO NELLA QUOTIDIANITÀ (Contemplare-agire)
Anche noi, scavando al pozzo, facciamo il nostro incontro con il vero e unico Sposo perché ci sveli la nostra vita e così viviamo con fede, da innamorati nella nostra quotidiana esistenza e continuare nel tempo la missione di Gesù.



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