venerdì 3 aprile 2020

LA SAMARITANA

INVOCARE
Concedi, o Dio, di accostarci con umiltà e santo timore a questa Parola che ci supera infinitamente; a questa realtà che è mistero della tua presenza. Fa che là dove la nostra mente non può arrivare giunga il nostro cuore mediante l'intuizione dell'amore; e tutto il nostro essere taccia davanti a Te, Ti contempli e Ti adori. Amen.

IN ASCOLTO DELLA PAROLA (Gv 4,5-42)

5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: «Io non ho marito». 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui. 31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: «Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura»? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

PER INTRODURCI
Un testo molto lungo su cui riflettere, ricco di molti spunti meditativi. Già su https://meditarelaparola.blogspot.com/2020/03/lectio-iii-domenica-di-quaresima-anno-a.html abbiamo fatto una lectio al brano. Vogliamo ancora cogliere qualcosa del personaggio, un personaggio che ci rappresenta. Infatti, la Samaritana al pozzo è icona di tutta l'umanità perduta.
L'Evangelista Giovanni ci sta parlando di fede e propone a tutti un percorso pedagogico. Nel capitolo precedente Gesù, con Nicodemo, incontrò il giudaismo ortodosso. Ora si reca in Samaria per incontrare il giudaismo scismatico perché tutti e due si ritrovino nell'unica fede.
Il percorso sembra apparire obbligatorio come ricerca dell'Amato, dello sposo. Anche Gesù fa un percorso: lascia la Giudea ed è diretto verso la Galilea e viene sottolineato che "doveva" attraversare la Samaria. Quel "doveva" non riguarda che la strada da fare era necessariamente quella esprime una necessità teologica: anche ai Samaritani Gesù doveva portare il lieto annuncio. La Samaria è quel deserto di cui parla Osea (Os 2,16) perché l'Amato incontri la sua amata, lo Sposo la sua sposa, perché Dio insegni a vivere in relazione con lui. Quindi è una esigenza perché il Padre ritrovi il figlio, lo Sposo la sua sposa.

RIFLETTERE SULLA PAROLA (Meditare)

Gesù è stanco del viaggio e si ferma presso il pozzo. Egli non entra nel villaggio ma sosta e siede presso il pozzo che dista circa 800/900 metri dal villaggio. L'Evangelista sottolinea che è mezzogiorno. Questa è l'ora he Giovanni riprenderà più volte nel Vangelo perché appartiene a Cristo.
Il pozzo è il luogo degli incontri, dell'innamoramento. Possiamo ricordare il servo di Abramo che incontra Rebecca (Gn 24,11-25) la sposa di Isacco, intorno al pozzo Giacobbe si innamora, a prima vista, di Rachele, al pozzo, Mosé incontra Zippora. A questo pozzo, che vuole essere anche simbolo della Torah, della Sacra Scrittura, "cisterna senza crepe", fonte di acqua viva che zampilla che sgorga dalle viscere della terra: presenza di Dio (cfr. Ger 2,13). I Padri della Chiesa invitano a frequentare il pozzo che è la parola di Dio per incontrare il Volto e farsi ancora sedurre. 
Il pozzo di cui si parla è quello di Giacobbe. Giacobbe è uno dei patriarchi. È colui che durante la notte ha lottato con Dio e da questa lotta ricevette un nome nuovo. Inizia una nuova storia.
In questa nuova storia Gesù è stanco e affaticato, una stanchezza e fatica che gli costerà la morte in croce. Ora, nell'ora della sete (Gv 19,14-16.28), nel momento più caldo della giornata, arriva una donna, una samaritana. Anch'ella ha sete e va al pozzo per attingere l'acqua e qui inizia il dialogo: «dammi da bere». Sono parole di corteggiamento che Gesù usa e lo fa gradualmente. Gesù è bisognoso di amore, è assetato di amore e la donna può soddisfare la sua sete. Però nessuno dei due berrà, anzi la donna lascerà la sua anfora per correre al villaggio e dare l'annuncio dell'incontro.
Prima dell'annuncio c'è un incontro da vivere, un incontro che nella donna è accompagnato dallo stupore, dal dubbio: «come mai...?»: è un ragionevole dubbio per la mentalità del tempo; un galileo che osa, che supera le barriere, che dimentica quanto dicono i saggi sul conversare con una donna (al v. 27 i discepoli di questo rimarranno stupiti). La domanda della donna è anche quella dell'umanità che è alla ricerca di chi già gli è davanti. Sant'Agostino nella sua ricerca cercava ovunque ma non nel suo cuore. Siamo abituati a cercare ovunque, nella tradizione, nelle abitudini e non in profondità, nel sacrario del cuore (cfr. Dt 30,14). 
La donna impara a fare la sua ricerca, in maniera graduale, partendo dal cuore. È dal cuore che sgorga l'amore e Gesù amore personificato, provoca manifestando l'amore. È da questa provocazione che nasce l'interrogativo, la ricerca, l'annuncio. È un dinamismo interiore che sconvolge talmente fino a ritrovare la via del ritorno al vero amore, al vero Sposo (fino adesso la donna ha avuto sei mariti, v. 18, simbolo dell'idolatria).
Mille interrogativi si pone la Samaritana, sono gli stessi che ci appartengono ancora oggi, alla nostra tradizione, al nostro modo di pensare. Gesù è quell'interrogativo che fa la verità nella mia vita. Un dialogo - discernimento molto ricco, che come un puzzle, inizia a svelare quel giudeo, quel viandante stanco che è di fronte a lei, che è di fronte a noi. 
Quasi a fare una lectio divina, vari sono i riferimenti: Signore (v. 11), Giacobbe (v. 12), di nuovo Signore (v. 15), profeta (v. 19), messia (v. 25). Una lectio che fa suscitare una sete maggiore, decisiva rispetto a quella fisica fino a condurre Gesù, il Signore, a svelarle e confidarle la sua identità più profonda: «Io Sono» (v. 26). È la ricerca affannosa di Dio di noi stessi e di questo la Samaritana diviene apostola. 
La Samaritana, l'umanità, diventa la prima destinataria del primo «Egò eimi», per cui la donna, lascia la sua anfora e corre entusiasta ad annunziare la sua scoperta alla sua gente, ad annunciare ciò che Gesù ha detto e fatto, perché ha incontrato colui che le ha detto tutto ciò che lei stessa ha fatto (v. 29).
Quanto è dolce e delicato Dio amore: aiuta la donna, l'umanità, ad accogliersi e amarsi come siamo, senza nessun giudizio. 
Dalle parole della donna, molti Samaritani vennero alla fede (v. 39). Lo Sposo finalmente ha trovato la sposa perduta.
L'esperienza della Samaritana sembra centrata sul bere ma ci sta anche un altro nutrimento. Con l'arrivo dei discepoli, che erano andati a comprare del cibo, si parla del mangiare.
Acqua e pane due alimenti che conducono all'unica sorgente: Dio, il cibo che ancora il discepolo non conosce (v. 32). Dio è amore, relazione, volto dell'altro, ascolto, parola, silenzio dell'altro. Tutto ciò che può dare senso al nostro vivere.
Della Samaritana non si dirà nulla. Certamente sarà pienamente avvolta dall'Amore di Dio e in Lui sparisce. Ha provocato la sua gente a fare un esodo, ad uscire dal "proprio accampamento" (Eb 13,13)  perché nessuno può dire di amare veramente il Signore. Ci ritroviamo con una vita disordinata. Sentiamo il bisogno di andare da Lui e non da chi ce lo annuncia (v. 40), perché tutti noi abbiamo bisogno di essere avvolti dal suo amore, abbiamo bisogno che Gesù ci rubi il cuore, fino a dire con Paolo: «Non sono io che vivo è Cristo che vive in me» (Gal 2,20), perché "crediamo che questi è il Salvatore del mondo" (v.42).

DOMANDE PER LA VITA
In chi ho posto la mia fiducia?
Di quale sete e di quale fame ho veramente bisogno?
Quale immagine di Dio ho nella mia vita?
Mi lascio interrogare da Gesù?
Chi di noi può dire di amare davvero il Signore?
Sono pronto ad uscire dal mio accampamento per lasciarmi sedurre dal Signore?

RISPONDI A DIO CON LE SUE STESSE PAROLE (Pregare)
O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, *
di te ha sete l'anima mia, 
a te anela la mia carne, *
come terra deserta, arida, senz'acqua. 

Così nel santuario ti ho cercato, *
per contemplare la tua potenza e la tua gloria. 
Poiché la tua grazia vale più della vita, *
le mie labbra diranno la tua lode. 

Così ti benedirò finché io viva, *
nel tuo nome alzerò le mie mani. 
Mi sazierò come a lauto convito, *
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca. 

Nel mio giaciglio di te mi ricordo, *
penso a te nelle veglie notturne, 
tu sei stato il mio aiuto; *
esulto di gioia all'ombra delle tue ali. 

A te si stringe *
l'anima mia.
La forza della tua destra *
mi sostiene.

L'INCONTRO CON L'INFINITO DI DIO È IMPEGNO CONCRETO NELLA QUOTIDIANITÀ (Contemplare-agire)
Anche noi, scavando al pozzo, facciamo il nostro incontro con il vero e unico Sposo perché ci sveli la nostra vita e così viviamo con fede, da innamorati nella nostra quotidiana esistenza e continuare nel tempo la missione di Gesù.



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giovedì 12 marzo 2020

LA REGINA DI SABA

Invocare
Vieni, vieni, o Santo Spirito! Venga l'unione del Padre, il compiacimento del Verbo, la gloria degli angeli! Tu sei, o Spirito di verità, premio dei santi, refrigerio delle anime, luce delle tenebre, ricchezza dei poveri, tesoro di quelli che amano, sazietà degli affamati, consolazione dei pellegrini; tu sei colui nel quale è contenuto ogni tesoro! (Santa Maria Maddalena de' Pazzi).

In ascolto della Parola (Leggere) 1Re 10,1-13
1La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, dovuta al nome del Signore, venne per metterlo alla prova con enigmi. 2Arrivò a Gerusalemme con un corteo molto numeroso, con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli parlò di tutto quello che aveva nel suo cuore. 3Salomone le chiarì tutto quanto ella gli diceva; non ci fu parola tanto nascosta al re che egli non potesse spiegarle.
4La regina di Saba, quando vide tutta la sapienza di Salomone, la reggia che egli aveva costruito, 5i cibi della sua tavola, il modo ordinato di sedere dei suoi servi, il servizio dei suoi domestici e le loro vesti, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nel tempio del Signore, rimase senza respiro. 6Quindi disse al re: «Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua sapienza! 7Io non credevo a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n'era stata riferita neppure una metà! Quanto alla sapienza e alla prosperità, superi la fama che io ne ho udita. 8Beati i tuoi uomini e beati questi tuoi servi, che stanno sempre alla tua presenza e ascoltano la tua sapienza! 9Sia benedetto il Signore, tuo Dio, che si è compiaciuto di te così da collocarti sul trono d'Israele, perché il Signore ama Israele in eterno e ti ha stabilito re per esercitare il diritto e la giustizia».
10Ella diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non arrivarono più tanti aromi quanti ne aveva dati la regina di Saba al re Salomone. 11Inoltre, la flotta di Chiram, che caricava oro da Ofir, recò da Ofir legname di sandalo in grande quantità e pietre preziose. 12Con il legname di sandalo il re fece ringhiere per il tempio del Signore e per la reggia, cetre e arpe per i cantori. Mai più arrivò, né mai più si vide fino ad oggi, tanto legno di sandalo.
13Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto lei desiderava e aveva domandato, oltre quanto le aveva dato con munificenza degna di lui. Quindi ella si mise in viaggio e tornò nel suo paese con i suoi servi.

Silenzio meditativo lasciando risuonare nel cuore la Parola di Dio

Per introdurci
Nell'andare e scavare all'interno del "giardino della Bibbia", può succedere di incontrare dei personaggi particolari, magari somigliano un po' alla nostra storia, alla nostra situazione di vita.
Nel Libro dei Re (1Re) troviamo, tra i tanti personaggi, la Regina di Saba nel suo incontro con il re Salomone, il grande sapiente dei re d’Israele.
Questa regina abitava nel sud della penisola arabica, ed aveva sentito parlare della saggezza del re Salomone. Ella si mette in viaggio per verificare di persona le informazioni che aveva avuto. Fa un lunghissimo viaggio, pari a milleottocento chilometri, a dorso di cammello rischiando di andare incontro alle bande di briganti che facevano razzia lungo il deserto e per diverse strade. Ma la regina di Saba non si lasciò spaventare da questo viaggio pericolosissimo, perché aveva un grande desiderio in cuore, quello di incontrare il re più famoso di quel tempo.
Alcuni esegeti ritengono che la visita della regina di Saba a Salomone sia "una leggenda popolare, ma può avere un nocciolo storico in una visita da parte di una delegazione commerciale araba". Alcuni dotti dicono che la Regina di Saba era anche conosciuta come la Regina Mekeda, anch’essa vissuta al tempo di Re Salomone.
Nella Bibbia in riferimento alla regina di Saba abbiamo diversi brani presi dal Libro dei Re (1Re 10,1-13), dal Libro delle Cronache (2Cr 9,1-12), dal Cantico dei Cantici (Ct 1,5-7; 2,7; 7,2-6). Qui ci soffermiamo solo su 1Re 10,1-13 provando a dare alla lectio un incontro con il vero Sapiente.


Riflettere sulla Parola (Meditare)
v. 1: La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, dovuta al nome del Signore.
Nella Bibbia non è l'unica volta che sentiamo o sentiremo parlare di una fama, ma soprattutto "dovuta al nome del Signore". Già il profeta Isaia (55,4-7) ne parla. Anche nel NT, Gesù enuncia le beatitudini e tra queste quella della persecuzione "a causa del suo nome" (Mt 5,11; Lc 6,20-26; cfr. anche Mt 10,16-33; Mt 24,1-14; Mc 13,3-23; Lc 21,5-19; Gv 15,18-27).
Il "nome del Signore" porta curiosità per ascoltare la sapienza di Salomone, un anticipo di ciò che sarà la vera Sapienza (cfr. Lc 11,29-32) più grande di Salomone perché è la stessa sorgente della Sapienza, la Parola del Dio invisibile, origine di tutte le cose! (Gv 1,3; Col 1,15-20; Eb 1,1-3)
La regina si parte dal suo paese perché alle sue orecchie è arrivata la saggezza di Salomone. Altri personaggi si partono dalle proprie abitazioni per la fama di Gesù: per essere guariti, per ascoltare la sua Parola. Ci sta un uscire, un esodo dalla propria città, dalla propria abitazione per ricominciare a causa di qualcuno, a causa del nome del Signore.
venne per metterlo alla prova con enigmi
Il sapiente è sempre messo alla prova, perché la sapienza è in Dio (cfr. Pro 8 e Gen 1) anzi, la Sapienza è Dio (cfr. anche 1Cor 2,11). 
Nel Targum Palestinese spesso è menzionata la Sapienza o Parola di Dio (Memra = "Ma'amar" or "Dibbur," "Logos") che vive, parla ed agisce (Gv 1,1.18; 1Gv 1,1-2). Fu il mistero nascosto da secoli nella mente di Dio (Ef 3,9).
Gesù stesso, il nostro Re per eccellenza, fu messo alla prova più volte. Anzi il suo ministero terreno è stato tutto una prova, dal suo inizio fino alla sua morte in croce. In Lc 11,31 dove viene menzionato l'episodio della Regina di Saba, Gesù viene definito più grande e più sapiente di Salomone perché rivela la sapienza di Dio. Eppure continua a starci l'ostinazione di Israele a non ascoltare la sua Parola e l'invito alla conversione.
In questo contesto possiamo leggere un cammino graduale vocazionale alla scuola della Croce, perché la Croce diventi unico vanto per ogni discepolo del Signore (cfr. Gal 6,14).
Come possiamo conoscere meglio Gesù Cristo? Ovviamente non mettendolo alla prova ma scrutando la Sacra Scrittura, leggendola e permettendole di mettere a nudo la nostra anima (Eb 4,12-13). 
I Suoi insegnamenti devono toccare il nostro cuore, devono mettere in discussione tutte le nostre convinzioni morali e spirituali.
v. 2: Arrivò a Gerusalemme con un corteo molto numeroso, con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose.  
Gerusalemme è al centro della vita religiosa e civile. Qui la regina di Saba non si presentò davanti a Salomone a mani vuote: portò dalla sua terra tutto ciò che aveva di più prezioso, per offrirlo in omaggio all'uomo che aveva sperato di conoscere da anni. Volle aggiungere alla ricchezza dell’uomo più ricco del tempo, anche la sua ricchezza; probabilmente voleva dare il suo contributo alla gloria di Salomone.
Anche noi non possiamo andare davanti a Gesù Cristo a mani vuote. Possiamo aggiungere noi stessi, la nostra stessa vita che vale più di aromi, oro e pietre preziose: “Ascolta, figlio mio, e sii saggio e indirizza il cuore per la via retta.” (Pro 23,19). La vita raccoglie sempre dei preziosi di cui non sappiamo liberarci (cfr. Mc 10,22). Come potremmo andare davanti a Gesù, con delle reticenze, delle perplessità, con la convinzione che non deve avere posto nella nostra vita? È importante davanti alla Sapienza spogliarsi dei propri preziosi e donare il proprio cuore.
Si presentò a Salomone e gli parlò di tutto quello che aveva nel suo cuore. 
La regina di Saba si presentò a Salomone con la convinzione che egli comprendesse perfettamente tutto ciò che lei pensava; si fidava di lui ed ebbe il coraggio di dire ogni cosa, di porgli delle domande, di esprimere i suoi pensieri più intimi… sapeva che Salomone avrebbe capito.
Anche il nostro Re si aspetta che andiamo a Lui con gli stessi sentimenti; vuole che ci avviciniamo al Suo trono in tutta sincerità; se lo faremo Egli saprà rispondere con la bontà e l’amore che Lo contraddistinsero quando era su questa terra, quando si rivolgeva a donne malate, a donne straniere, a donne rifiutate, a donne condannate a morte. Per ognuna di loro Egli ebbe un tocco speciale, una parola di comprensione e di perdono, un gesto di affetto e non di giudizio. Tutti i loro bisogni furono soddisfatti, al punto che tutte queste donne diventarono Sue discepole, tutte erano pronte a servirLo, a seguirLo ovunque andasse.
Avviciniamoci dunque a Gesù Cristo in tutta tranquillità, pronte ad aprire il nostro cuore e a raccontarGli tutto ciò che ci turba. 
v. 3: Salomone le chiarì tutto quanto ella gli diceva; non ci fu parola tanto nascosta al re che egli non potesse spiegarle.  
Nella Sacra Scrittura altre volte incontriamo chi cerca di dare senso a un messaggio, a un sogno, a un turbamento. Tra i personaggi abbiamo Salomone. 
San Paolo ci ricorda che "Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona" (2Tm 3,16-17). La preoccupazione dell’autore è quella di edificare la comunità di fede e il singolo cristiano (è questi infatti "l’uomo di Dio") sul fondamento della Parola di Dio ("le Sacre Scritture"). È questa Parola "il fondamento saldo" (vedi 2Tm 2,19) di fronte alla precarietà e alla pericolosità delle "false dottrine" e dei "falsi maestri" (vedi 1Tm 4,1-5; 6,3-5; 2Tm 4,1-4). 
La regina non fa altro che aderire a questa verità usufruendo della garanzia di verità datagli da Re Salomone. Anche il cristiano usufruisce a questa grande verità che per istituzione di Cristo stesso viene dalla Chiesa.
Qui si manifesta, per bocca del Re, la provvidenza divina che ha voluto concedere non solo il dono della sua autorivelazione, ma anche la garanzia della sua fedele conservazione, interpretazione e spiegazione, affidandola alle mani Re e oggi, diremmo, della Chiesa.
Per mezzo del Re, Dio continua a formare l’uomo nuovo, a plasmare "l’uomo tratto dalla terra" nell’uomo "in cui abita lo Spirito", a trasformare questo "corpo di carne" nel "tempio dello Spirito Santo". 
vv. 4-5: La regina di Saba, quando vide tutta la sapienza di Salomone, la reggia che egli aveva costruito, i cibi della sua tavola, il modo ordinato di sedere dei suoi servi, il servizio dei suoi domestici e le loro vesti, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nel tempio del Signore, rimase senza respiro.
La regina di Saba “rimase senza fiato”: me la immagino a bocca aperta, perché le cose che aveva sentito dire di Salomone non reggevano il confronto con la realtà: la ricchezza dei palazzi e la perfezione di ogni dettaglio nell’organizzazione del regno, dimostravano ampiamente che la saggezza del re aveva qualcosa di soprannaturale. Infatti gli fu donata direttamente da Dio, perché l’aveva chiesta con semplicità, quando era giovane e si sentiva incapace ad affrontare il suo compito di sovrano (cfr. 1Re 3,3-15; 2Cr 1,7-12).
Anche noi abbiamo sentito parlare di Gesù Cristo, dalle persone che avevano avuto un incontro personale con Lui; ci avevano parlato della grandezza del Suo amore, della Sua guida e del Suo perdono. Ma quando abbiamo voluto capitolare di fronte al nostro orgoglio, e Gli abbiamo chiesto di diventare il nostro Salvatore e Signore, perdonando i nostri peccati e donandoci la vita eterna, abbiamo scoperto che l’incontro con Lui è di gran lunga superiore a ciò che avevamo sentito raccontare.
L’unico modo per conoscere la grandezza dell’amore di Cristo è di darGli fiducia, cioè di credere con fede; dobbiamo avere un incontro personale con Lui. Non è sufficiente essere credenti, non è sufficiente fidarci della fede dei nostri genitori. 
vv. 6-7: Quindi disse al re: «Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua sapienza! Io non credevo a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n'era stata riferita neppure una metà! Quanto alla sapienza e alla prosperità, superi la fama che io ne ho udita.
Queste sono le parole della regina di Seba, quando finalmente i suoi occhi furono soddisfatti ed anche il suo cuore ebbe ricevuto tutte le risposte che sospirava. Ella fece un elogio del grande re, e dovette riconoscere che tutto quello che possedeva, derivava dall’azione del grande Signore, il Dio di Salomone.
Anche noi siamo tra quelli che dicono "ere vero...". Non possiamo credere per sentito dire … no, dobbiamo avere il coraggio di fare quell'incontro che trasforma la nostra esistenza!
vv. 8-9: Beati i tuoi uomini e beati questi tuoi servi, che stanno sempre alla tua presenza e ascoltano la tua sapienza! Sia benedetto il Signore, tuo Dio, che si è compiaciuto di te così da collocarti sul trono d'Israele, perché il Signore ama Israele in eterno e ti ha stabilito re per esercitare il diritto e la giustizia».
Più che lodare Salomone, la regina di Saba dovette lodare il grande Dio dell’universo, e forse anche lei divenne un’adoratrice dell’unico vero Dio; quando tornò nella sua terra, sicuramente era una donna trasformata, una credente, come i re Magi che "dopo aver adorato il bambino tornarono al loro paese" (cfr. Mt 2,11-12)
L’incontro con Cristo non può che condurci a diventare dei veri adoratori; quando scopriamo la Sua bontà, il Suo amore, non possiamo far altro che rivolgerci al Padre celeste per ringraziarlo e lodarLo per averci donato il Figlio.
Come la regina di Saba, anche noi dobbiamo diventare uomini e donne che adorano, che lodano, che benedicono il grande Signore Dio: tutti siamo stati oggetto della Sua grazia, per l’azione del Figlio e non possiamo far altro che rispondere con la nostra adorazione.
vv. 10-12: Ella diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non arrivarono più tanti aromi quanti ne aveva dati la regina di Saba al re Salomone. Inoltre, la flotta di Chiram, che caricava oro da Ofir, recò da Ofir legname di sandalo in grande quantità e pietre preziose. Con il legname di sandalo il re fece ringhiere per il tempio del Signore e per la reggia, cetre e arpe per i cantori. Mai più arrivò, né mai più si vide fino ad oggi, tanto legno di sandalo.
Nella Parola di Dio l’oro è sempre legato alla gloria di Dio, e il legno di sandalo all’umanità: queste erano le due caratteristiche della Persona di Gesù Cristo. In Lui coesisteva perfettamente la divinità gloriosa e l’umanità perfetta. “Di questo legno di sandalo non ne fu più portato, e non se n'è più visto fino a oggi”: l’umanità perfetta di Cristo c’è stata una sola volta sulla faccia della terra e mai più si vedrà.
Questo perfetta unione di Dio con l’uomo, nella Persona di Cristo, ha permesso di costruire la casa del Signore, cioè la Chiesa: dalle Sue mani ferite e dal Suo costato è uscito quel sangue che purifica i peccati degli uomini e la Sua morte li ha espiati.
Con il legno di sandalo si fecero delle arpe e delle cetre per i cantori che eseguivano le lodi nella casa del Signore: che la nostra umanità serva a dare la gloria a Colui che ci ha salvate e che ci ha donato la vita eterna. Che i nostri cuori siano pieni di canti, di inni, in onore del grande Re!
v. 13: Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto lei desiderava e aveva domandato, oltre quanto le aveva dato con munificenza degna di lui. Quindi ella si mise in viaggio e tornò nel suo paese con i suoi servi.
La regina di Saba non tornò alla sua terra a mani vuote: è vero che aveva donato tutto ciò che aveva di più bello, ma ricevette molto più dal suo incontro con il re Salomone.
Sicuramente aveva ricevuto molte risposte alle sue domande: era una donna ricca più spiritualmente e moralmente e sarebbe stata sicuramente una regina migliore per il suo popolo.
Ma ella ricevette anche molti doni: molto probabilmente aveva visto in Israele degli oggetti che non aveva mai visto e li aveva desiderati; il re non si era fatto pregare e glieli aveva subito offerti, oltre a tutta una serie di doni che le aveva dato in contraccambio.
Anche noi, quando doniamo a Cristo la nostra vita, non ci perdiamo … anzi! Sembra che rinunciamo a tutto ciò che abbiamo di più caro, ma riceviamo in contraccambio molto, molto di più!
“Trova la tua gioia nel Signore, ed egli appagherà i desideri del tuo cuore.” (Sal 37,4). Se troviamo la nostra gioia in Cristo, se Lo facciamo diventare il centro e lo scopo della nostra vita, riceveremo in cambio tutte le Sue ricchezze, se stesso, ed anche tanta gioia e pace da poter esclamare: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.” (Ef 1,3).

Ci fermiamo in silenzio per accogliere la Parola nella vita. Lasciamo che anche il Silenzio sia dono perché l’incontro con la Parola sia largamente ricompensato

La Parola illumina la vita e la interpella
Quando mi sposto dalla mia abitazione, dalla mia situazione di vita per chi e per cosa mi muovo?
Sono pronto a donare la mia vita al grande Re?
Mi lascio trasformare dalla Sapienza di Dio?

Rispondi a Dio con le sue stesse parole (Pregare)
Confida nel Signore e fa' il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.

Cerca la gioia nel Signore:

esaudirà i desideri del tuo cuore.

Affida al Signore la tua via,

confida in lui ed egli agirà:
farà brillare come luce la tua giustizia,
il tuo diritto come il mezzogiorno. (Sal 37,3-6).


L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità (Contemplare-agire)
«Come ti cerco, dunque, Signore? Cercando te, Dio mio, io cerco la felicità. Ti cercherò perché l'anima mia viva. Il mio corpo vive della mia anima e la mia anima vive di te». (Sant'Agostino).