lunedì 18 gennaio 2010

GIUSEPPE

Invocare
Concedi, o Dio, di accostarci con umiltà e santo timore a questa Parola che ci supera infinitamente; a questa realtà che è mistero della tua presenza. Fa' che là dove la nostra mente non può arrivare giunga il nostro cuore mediante l'intuizione dell'amore e tutto il nostro essere taccia davanti a Te, Ti contempli e Ti adori. Amen.

lectio   
(Gen 37,3-8.18.21-22.26-36.45,2-9.46,1-7)
37, [3] Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche. [4] I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. [5] Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancor di più. [6] Disse dunque loro: "Ascoltate questo sogno che ho fatto. [7] Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand'ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio". [8] Gli dissero i suoi fratelli: "Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare?". Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole. [18] Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire. [21] Ma Ruben sentì e volle salvarlo dalle loro mani, dicendo: "Non togliamogli la vita". [22] Poi disse loro: "Non versate il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano"; egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. [26] Allora Giuda disse ai fratelli: "Che guadagno c'è ad uccidere il nostro fratello e a nasconderne il sangue? [27] Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne". I suoi fratelli lo ascoltarono. [28] Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto. [29] Quando Ruben ritornò alla cisterna, ecco Giuseppe non c'era più. Allora si stracciò le vesti, [30] tornò dai suoi fratelli e disse: "Il ragazzo non c'è più, dove andrò io?". [36] Intanto i Madianiti lo vendettero in Egitto a Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie. 45, [2] Ma diede in un grido di pianto e tutti gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone. [3] Giuseppe disse ai fratelli: "Io sono Giuseppe! Vive ancora mio padre?". Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché atterriti dalla sua presenza. [4] Allora Giuseppe disse ai fratelli: "Avvicinatevi a me!". Si avvicinarono e disse loro: "Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi avete venduto per l'Egitto. [5] Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. [6] Perché già da due anni vi è la carestia nel paese e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura. [7] Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nel paese e per salvare in voi la vita di molta gente. [8] Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio ed Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d'Egitto. [9] Affrettatevi a salire da mio padre e ditegli: Dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l'Egitto. Vieni quaggiù presso di me e non tardare. 46, [1] Israele dunque levò le tende con quanto possedeva e arrivò a Bersabea, dove offrì sacrifici al Dio di suo padre Isacco. [2] Dio disse a Israele in una visione notturna: "Giacobbe, Giacobbe!". Rispose: "Eccomi!". [3] Riprese: "Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto, perché laggiù io farò di te un grande popolo. [4] Io scenderò con te in Egitto e io certo ti farò tornare. Giuseppe ti chiuderà gli occhi". [5] Giacobbe si alzò da Bersabea e i figli di Israele fecero salire il loro padre Giacobbe, i loro bambini e le loro donne sui carri che il faraone aveva mandati per trasportarlo. [6] Essi presero il loro bestiame e tutti i beni che avevano acquistati nel paese di Canaan e vennero in Egitto; Giacobbe cioè e con lui tutti i suoi discendenti; [7] i suoi figli e i nipoti, le sue figlie e le nipoti, tutti i suoi discendenti egli condusse con sé in Egitto.

La storia di Giuseppe (Gen 37,39-50; Es 1,1-7) è inserita tra quelle storie esemplari di esperienza di Dio di coloro che «Erano giusti agli occhi di Dio, osservando in modo irreprensibile tutti i comandamenti e i precetti del Signore» (Lc 1,6). Ma la storia di Giuseppe ha in sé un significato più profondo. Si presenta come una storia completa, a differenza degli altri racconti che la precedono.
In questa storia ognuno può leggere la propria storia, perché la persona di Giuseppe con le sue vicende è molto simbolica, specialmente con fatti riguardanti la passione di Cristo Gesù.
Il testo inizia col dire: «Israele amava …» (37,3), sono parole piene di tutto l’amore di un padre verso il proprio figlio, come se fosse l’unigenito. Giuseppe era il figlio della vecchiaia, il suo bastone. In lui Giacobbe aveva riposto, forse, le sue speranze tanto da fargli una tunica dalle lunghe maniche, cioé rivestirlo delle cose più belle.
Ma in questa storia vi è anche l’idea della preferenza di Dio per il minore (cfr. Abele su Caino; Giacobbe su Esaù).
Quest’atteggiamento di Giacobbe nei riguardi di Giuseppe ha portato odio nei suoi confronti e in particolare per i sogni strani che Giuseppe andava raccontando.
Quante volte nelle scene di vita familiare, ancora oggi, troviamo questi dissensi, nei figli, tra fratelli… ma forse anche attraverso questo vi è un disegno di Dio? Nello sfondo di questa scena biblica vi è una carezza-dono di Dio che non riusciamo a percepire, perché ci troviamo in uno scenario fatto di odio e sogni, cioé in una scena buia.
Forse la Parola non ci dice nulla, però qualcosa sta per nascere nel cuore di ciascuno, ma è notte è non riusciamo a vedere e a leggere i segni: i nostri occhi e il nostro cuore non hanno quella capacità di andare verso la luce verso la vita, come i fratelli di Giuseppe che coltivavano su di lui minacce di morte e nient’altro.
In questo brano anche la persona di Giacobbe è significativa, egli da una parte rimprovera Giuseppe, forse con dolcezza, dall’altra invece cerca di comprendere (v. 8) con quella acutezza che il Signore gli aveva dato.
Anche Maria, la madre di Gesù, cercava di capire nel suo cuore i fatti a cui ogni giorno andava incontro (Cfr. Lc 2,51), ricordando quella carezza-dono di Dio nella sua stessa vita.
Proviamo allora anche noi di fermarci per comprendere il testo con quella acutezza spirituale che via via si va affinando, sì che ora in ogni parola, riga, frase, fatto, personaggio del testo, siamo capaci di scorgere Cristo Gesù, spaccando il guscio della noce per mangiarne il contenuto (Cfr. S. Girolamo, Lettera 58,9).
Anche qui abbiamo una storia di odio e di violenza, dove dietro le parole ognuno legge sua storia, legge i fatti di ogni giorno che in qualche modo lo conducono alla vita, lo conducono all’incontro con il Signore della storia e della vita.
Giuseppe e minacciato di morte come Gesù. Giuseppe è minacciato di morte come Don Giuseppe Diana († 19-03-1994), Don Pino Puglisi († 15-09-1993. E' in corso il suo processo di beatificazione come martire: già conclusa la fase diocesana, la documentazione è ora all'esame della Congregazione per le cause dei Santi in Vaticano) e tanti altri come loro, per la scelta di vita che hanno fatto. Ma il loro sangue ha portato altri germogli di speranza nel cuore e nella vita di tanta gente, proprio come dice la famosa frase di Tertulliano «Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani».
Il cammino della vita procede, ma ogni tanto bisogna fermarsi per capire questa frase del salmista: «La pietra che i costruttori hanno scartata, è diventata pietra angolare, è questa è l’opera meravigliosa del Signore» (Sal 118,22-23).
Giacobbe, vecchio, in questa vicenda si ferma e ripercorre la sua storia. Nel ricordo di aver ingannato suo fratello, ora i suoi figli rifanno la stessa storia ingannando lui, facendo credere che il figlio della sposa prediletta, è morto sbranato da un animale feroce.
Quante volte ci nascondiamo dietro una bestia feroce, per non dire la verità, per non fare la Verità! Anche qui possiamo leggere la storia di Dio che cammina con noi, che ci chiama a servirlo, anche in modo strano perché il suo amore è grande e senza confini. Infatti, l’Autore sacro fa notare in maniera discreta che dovunque Giuseppe si trova Dio è con lui, che dal cuore del perdono continua a chiamare molti a seguirlo.
Infatti, in questa esperienza da cui viene ispirata tutta la vicenda, quello a cui si ispira Giuseppe verso i suoi fratelli è la legge del perdono, cuore di ogni storia.
Questa storia è la storia di Gesù, è il prolungamento di quella di Giuseppe: è il figlio rifiutato, crocifisso, che diventa «Il primogenito tra i morti» (Ap 1,5).
In questa vicenda Dio, come a Giacobbe, ci spinge a metterci in viaggio (Gen 46,1-7) su strade sconosciute, straniere, nuove.
Nella vita di ogni giorno anche noi abbiamo un sì da dire a Dio, bisogna partire e ricominciare. La vicenda della sequela non pone età, anzi sembra di sfuggita di ripercorre con Gen 46,4 un episodio dell’Apostolo Pietro: «In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi". Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: "Seguimi"»
Quando eravamo bambini, alle domande che facevamo alle persone adulte si otteneva questa risposta: “quando sarai grande capirai!”.
Giuseppe anche lui, nonostante scelto da Dio ha atteso attraverso tribolazioni per capire che dietro i suoi sogni, dietro a quanto i suoi occhi vedevano, vi era l’operato di Dio e quindi poteva affermare: «Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio» (45,8).
Forse, anche noi come Giuseppe, in questo momento non riusciamo a capire il pensiero di Dio, non riusciamo a vedere i suoi disegni su di noi, ma «Nella Bibbia, come nella vita - scrive Kierkegaard - si cammina in avanti e si comprende all’indietro».
In questa lunga vicenda di Giuseppe, possiamo vedere la trasformazione che Dio opera in noi, quando camminiamo insieme a Lui.
Dio capovolge qualsiasi storia perché vive dietro e dentro la nostra storia per ridarci vita, infatti il Signore non gode della nostra morte, ma della vita (cfr. Ez 18,32).
In questo cammino insieme al Signore si rinasce a vita, siamo gli uomini nuovi, che piano piano apprenderemo di essere “gli eletti”, chiamati a lottare contro ogni tipo di carestia, per andare incontro alla vita vera.
La vita di Giuseppe che esce da una situazione buia (la cisterna) è simbolo di luce e salvezza per tutti, perché è l’uomo nuovo che risponde affermativamente alla chiamata, perché raduna, raccoglie spinto dall’amore, sotto un’unica tenda: «Abiterai nella terra di Gosen…» (Gen 45,10), cioé “la parte migliore del paese”.
Giuseppe è l’uomo che da rifiutato viene salvato e da salvato diviene il salvatore: è colui che comincia a dare speranza, vita a un popolo.
E tu…?

interrogarsi
1. Hai mai riflettuto sul potere distruttivo dell’odio e della gelosia, sentimenti che crescono sopratutto nell’ambito delle relazioni parentali?
2. Hai mai cercato di capire chi è Dio nella tua vita?
3. Ti lasci trasformare dall’amore di Dio per essere suo strumento, oppure continui a soccombere al male?
4. Ti senti più salvato o salvatore? perché?

preghiera
Il forte che schiaccia il debole, il furbo che inganna il semplice, il ricco che affama il povero, l’uomo che domina l’uomo: è questa Signore la storia. Ma tu, Signore, sei dentro la storia e ogni giorno, dal di dentro, capovolgi la mia storia, la trasformi e la rinnovi con la potenza del tuo Amore che continuamente mi chiama ad amare.

actio
Prova a riflettere dentro la tua vita con le parole di un saggio: «I miei occhi hanno visto la salvezza preparata da Te» (Gv 21,18-19).