mercoledì 27 febbraio 2013

RAAB

invocare
Concedi, o Dio di accostarci con umiltà e santo timore a questa Parola che ci supera infinitamente; a questa realtà che è mistero della tua presenza.
Fà che là dove la nostra mente non può arrivare giunga il nostro cuore mediante l’intuizione dell’amore; e tutto il nostro essere taccia davanti a Te, Ti contempli e Ti adori. Amen (Gregorio Battaglia, O.Carm.).

Leggere (Gs 2,1-11.14.18-21)
2, [1] In seguito Giosuè, figlio di Nun, di nascosto inviò da Sittim due spie, ingiungendo: "Andate, osservate il territorio e Gerico". Essi andarono ed entrarono in casa di una donna, una prostituta chiamata Raab, dove passarono la notte.
[2] Ma fu riferito al re di Gerico: "Ecco alcuni degli Israeliti sono venuti qui questa notte per esplorare il paese". [3] Allora il re di Gerico mandò a dire a Raab: "Fà uscire gli uomini che sono venuti da te e sono entrati in casa tua, perché sono venuti per esplorare tutto il paese". [4] Allora la donna prese i due uomini e, dopo averli nascosti, rispose: "Sì, sono venuti da me quegli uomini, ma non sapevo di dove fossero. [5] Ma quando stava per chiudersi la porta della città al cader della notte, essi uscirono e non so dove siano andati. Inseguiteli subito e li raggiungerete".
[6] Essa invece li aveva fatti salire sulla terrazza e li aveva nascosti fra gli steli di lino che vi aveva accatastato. [7] Gli uomini li inseguirono sulla strada del Giordano verso i guadi e si chiuse la porta, dopo che furono usciti gli inseguitori.
[8] Quelli non si erano ancora coricati quando la donna salì da loro sulla terrazza [9] e disse loro: "So che il Signore vi ha assegnato il paese, che il terrore da voi gettato si è abbattuto su di noi e che tutti gli abitanti della regione sono sopraffatti dallo spavento davanti a voi, [10] perché abbiamo sentito come il Signore ha prosciugato le acque del Mare Rosso davanti a voi, alla vostra uscita dall'Egitto e come avete trattato i due re Amorrei, che erano oltre il Giordano, Sicon ed Og, da voi votati allo sterminio. [11] Lo si è saputo e il nostro cuore è venuto meno e nessuno ardisce di fiatare dinanzi a voi, perché il Signore vostro Dio è Dio lassù in cielo e quaggiù sulla terra.
[14] Gli uomini le dissero: "A morte le nostre vite al posto vostro, purché non riveliate questo nostro affare; quando poi il Signore ci darà il paese, ti tratteremo con benevolenza e lealtà".
[18] Quando noi entreremo nel paese, legherai questa cordicella di filo scarlatto alla finestra, per la quale ci hai fatto scendere e radunerai presso di te in casa tuo padre, tua madre, i tuoi fratelli e tutta la famiglia di tuo padre. [19] Chiunque allora uscirà dalla porta di casa tua, il suo sangue ricadrà sulla sua testa e noi non ne avremo colpa; chiunque invece sarà con te in casa, il suo sangue ricada sulla nostra testa, se gli si metterà addosso una mano. [20] Ma se tu rivelerai questo nostro affare, noi saremo liberi da ciò che ci hai fatto giurare". [21] Essa allora rispose: "Sia così secondo le vostre parole". Poi li congedò e quelli se ne andarono. Essa legò la cordicella scarlatta alla finestra.


Meditare Un brano un po’ lungo ma che vale la pena leggerlo per esteso insieme ai capitoli seguenti del medesimo Libro, oppure saltando al 6,22-25.
Chi è Raab? Cosa c’entra in questa lectio vocazionale, dato che la storia, la Bibbia ci dice che era una prostituta di Gerico?
Raab il cui nome in ebraico significa “grande”, rientra nella geneaologia di Gesù, che Matteo descrive nel suo Vangelo ricordandola insieme ad altre quattro donne: Rut la moabità; Betsabea, moglie di Uria, di cui si innamorò David, è la causa dell’assassinio di suo marito e Tamar e Raab due prostitute.
Questo ci fa dire che anche nell’albero genealogico di Gesù vi è qualche “laguna nera”. Per questo la salvezza è destinata a tutti, iniziando proprio dai peccatori. I peccatori, i lontani, quelli che non facevano parte dell’anagrafe parrocchiale, questi sono i Suoi parenti (cfr Lc 15,1-7): «Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13; Mc 2,17; Lc 5,32).
Nel simbolo di quella corda scarlatta da appendere, possiamo cogliere il perdono dei peccati (cfr. vv. 18-21). E i Padri della Chiesa hanno letto un riferimento alla salvezza procurataci attraverso il “sangue di Cristo”.
Raab sarà ricordata come antenata di Gesù (era la madre della bisnonna di Davide), però agli occhi del Signore, sarà ricordata come parente stretta del Figlio di Dio (Cfr. Lc 8,21).
Ella ospitò i due Esploratori ebrei, che Giosué aveva mandato in avanscoperta per rendersi conto delle possibilità di conquistare la città e, così, entrare facilmente nella Terra promessa. In questo contesto di scena Raab si presenta a ciascuno di noi animata da profondo senso di umanità, come colei capace di accogliere.
La Bibbia, presenta più volte questa capacità di accoglienza. Ricordiamo in Lc 19,1-10 Zaccheo, “capo dei pubblicani” a Gerico; in Lc 7,36-50 “Simone il fariseo” a Cafarnao; in Lc 10,38-42 a casa degli amici Lazzaro, Marta e Maria a Betania; in Lc 24,13-35 nella casa di Cleopa ad Emmaus, per non dimenticare in Gen 18,1-15 l’accoglienza di Abramo alle querce di Mamre.
In questi brani, ma sopratutto in ogni pagina della Bibbia, scorre «l’oggi del compimento delle Scritture» perché è l’oggi della salvezza (soteria). Nella Bibbia, infatti, Dio passeggia. Samt’Ambrogio riflettendo su Gen 3, 8 dice: «Dio passeggia nel paradiso quando leggo le Divine Scritture» (Lettera 49,3-4). Gli esploratori che mirano a Gerico e si fermano nella casa di Raab, sono il passaggio di Dio nella vita di ciascuno di noi, che ci chiama a condividere la sua stessa vita, che vuole fermarsi nella nostra casa, cioé nella vita di tutti i giorni.
Raab ha scoperto Dio “che passeggiava”, ha scoperto la bellezza di Dio e quella Parola divina si è trasformata per lei in “luogo della intimità”. La Parola in quel momento per Raab si è trasformata in anagogìa (dal greco “anagogé”: “aná”: su e “ágo”: io conduco), cioé la visita degli Esploratori la “condotta, trasportata verso l’Alto”, ha fatto sì che la Parola del Signore diventasse anagogià per lei, specialmente quando ha visto e riconosciuto la sua vita mescolata alla sua sofferenza.
La Parola per questa donna peccatrice diventa sfondo glorioso, luminoso che la rende capace di leggere sapientemente le cose che la circondavano, proprio quando queste cose sono impregnate di non senso sotto l’aspetto umano, di dolore all’ultimo grado.
Perché Raab fa questa riflessione? Ella riesce a trovare la nuova chiave della vita proprio nella Bibbia: DABAR che significa Parola di Dio, sfondo luminoso della realtà; e MIDBAR che significa deserto, luogo del dolore, luogo abitato dai demoni.
Allora il DABAR si manifesta nella durezza del MIDBAR: proprio lì dove non ti aspetteresti nessuna rivelazione, la Parola si rivela: «Io Sono il Signore tuo Dio, io ti prendo per mano e ti dico: non temere, sono qui per aiutarti» (Is 41,13).
Raab scopre il suo futuro nella Parola del Signore, nella presenza dei due esploratori dentro di sé ode gli avvenimenti della divina parola: «Non temere: tu sei mio», «per me tu sei molto prezioso, io ti stimo e ti amo», «io sono con te» (Is 43,1.4-5).
La vita di Raab, la sua casa è diventata dimora della salvezza perché la Parola di Dio l’ha cambiata dentro, perché accogliere la Parola significa esigenza di una vita diversa, una mentalità diversa. Raab da una vita contorta, accatastata (cfr. v. 6) diventa una donna nuova. Infatti, «Per cantare un cantico nuovo spogliatevi di tutto ciò che è vecchio. Un testamento nuovo non appartiene a uomini vecchi. Non possono imparare un cantico nuovo se non uomini nuovi» (Sant’Agostino, Commento al Salmo 32).
La vocazione in Raab sta proprio in questo cambiamento, in questa conversione alla Parola di Dio, tanto da trasformarla in “donna folle” per Dio. Una donna dallo stile generoso di Dio per irrobustire la speranza così tenue e precaria del mondo.
Uno stile che nasce dalla fede (cfr. v.11), una fede che i Padri della Chiesa hanno visto preannunciata la fede con cui le nazioni pagane avrebbero abbracciato il vangelo: per questi motivi, Raab viene annoverata fra le «primitiae gentium», cioé la “primizie dei pagani”.
Di Raab non sapremo più nulla (qualche citazione sparsa), ma ciò che è sicuro, il Signore ha scelto di fermarsi nella sua vita e di risanare il cuore.
La parola, nella potenza dello Spirito, ha trasformato quel colloquio occasionale in un incontro determinante. C’é la possibilità di un “passaggio”. occorre fermarsi, accogliere lo sconosciuto, egli non può “continuare nella notte il suo viaggio” se prima non lo si accoglie nella propria casa.
Il passaggio per Raab si è trasformato in “lasciare tutto”, quella prontezza che troveremo in ogni storia vocazionale. Ella continuerà a bere alle sorgenti della Parola, che anche se antenata di Cristo, Raab beve Cristo che è la vite, la sorgente della nuova vita. Ella si disseta alle sorgenti della nuova Parola passando continuamente dalla desolazione alla consolazione, dalla sfiducia alla speranza, dalla solitudine alla gioia di aver scoperto una nuova famiglia, da amare, da custodire, da condurre: una famiglia che oggi noi chiamiamo Chiesa;

interrogarsi
1. Come accogli nella tua vita ordinaria la Parola di Dio?
2. Quali gesti di umanità, ispirati dalla fede, vivi ogni giorno?
3. Quale passo nella tua vita che diventa possibilità di un “passaggio”?
4. Quale prontezza vivi ogni giorno per poter anche tu “lasciare tutto” per dedicarti ad una “nuova famiglia”?

pregare
Padre, insegnami la sapienza del tempo presente, per entrare nell’oggi della tuo volere e vivere il servizio del domani. Concedimi la capacità dell’ascolto, perché possa sentire la Parola del tuo Figlio Gesù nelle mie orecchie e nel mio cuore e credere che questo è l’oggi della salvezza.
Ti prego di aprire sempre i miei occhi per poterti sempre riconoscere e farti posto nella mia vita di ogni giorno.
Nell’oggi della chiamata, possa essere pronto/a a rispondere all’oggi della salvezza che entra nella mia casa, per fare della mia vita un dono pieno per tutti. Amen

agire
Interrogarsi sulla dimensione vocazionale della propria esistenza, a partire dalla capacità di accogliere il messaggio liberante della Parola di Dio che ci pone in attesa della sua venuta.