venerdì 20 maggio 2011

NOEMI

invocare
O Gesù, Salvatore e Maestro delle umani generazioni, degnati di effondere nei redenti la tua luce, la tua verità, il tuo Spirito affinché tutti ci santifichi, e fiorisca sulla terra il tuo santo regno… e tu, o Signore, tieni nel cuore le anime alimentandole della grazia e del tuo stesso Spirito, come la vite alimenta del proprio succo i suoi tralci. Amen (beata Elena Guerra).

lettura (Rt 4,13-17)
4,13 Booz prese Rut, che divenne sua moglie. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: essa partorì un figlio. 14 E le donne dicevano a Noemi: “Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare un riscattatore perché il nome del defunto si perpetuasse in Israele! 15 Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia; perché lo ha partorito tua nuora che ti ama e che vale per te più di sette figli”. 16 Noemi prese il bambino e se lo pose in grembo e gli fu nutrice. 17 E le vicine dissero: “È nato un figlio a Noemi!”. Essa lo chiamò Obed: egli fu il padre di Iesse, padre di Davide.


Meditare Noemi forse il nome l’abbiamo già sentito o letto perché suocera di Rut la moabita. Il nostro brano biblico racconta la vicenda finale, a lieto fine, della sua storia. Infatti, Noemi nella sua vita è una donna che ha molto sofferto. Emigrò col marito e i due figli da Betlemme nella terra di Moab. Qui dopo dieci anni il marito morì e quando i figli sposarono donne di Moab, morirono anche loro.
Allora Noemi decide di ritornare al suo paese e Rut rimane con lei anche se Noemi, sebbene la sua nuora fosse per lei un sostegno e un conforto, in cuor suo è amareggiata perché desiderava che ritornasse nella sua terra per sposarsi.
Noemi ritorna a Betlemme e le donne del paese l’accolgono con gioia pensando al significato del suo nome “la mia dolcezza” anche se Ella desidera essere chiamata Mara, “l’amara” (Cfr. Rt 1,19-21).
Il Signore, come il solito, è Colui che ci fa stare bene che trova sempre il modo perché i suoi figli non soffrano. Egli è Colui che cambia la tristezza di Noemi in gioia (Cfr. Ger 31,13) e il nome di Noemi si rivela come una vera profezia, così come dice il detto latino: nomen est homen.
Quale valore insegna questa grande donna, se non quello di saper trovare la gioia nella sofferenza! Le prime parole del v. 13, indicano l’unione sponsale di un uomo e una donna. Questi riempiono di gioia quell’amarezza di cui, Noemi, si era impadronita per il resto dei suoi giorni, come del resto anche la parte finale del brano completa questa gioia.
La via della gioia non è sempre facile, forse perché vorremo arrivare subito alla gloria, alla realizzazione della nostra vita, ma per arrivarci, bisogna passare prima per la via dell’umiltà (Pr 15,33). Infatti, Cristo «Pur essendo di natura divina, (…) spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo (…) umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; (…) e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre» (Fil 2, 6-11).
Questa via, anche se non facile, se accolta, permetterà certamente di giungere alla meta. L’umiltà è una via di purificazione che conduce alla maturità di Cristo (Ef 4,13). Perché soffrendo in Cristo, il cristiano accoglie quella situazione dolorosa «Per amore degli eletti, affinché essi pure raggiungano la salvezza» (2Tm 2,10), trovando «Gioia nelle sofferenze che sopporto per voi, e completo nella mia carne ciò che manca alle tribolazioni di Cristo per il suo corpo, che è la Chiesa» (Col 1,24).
Il brano biblico della nostra lectio ci richiama a vivere una maternità, non tanto fisica ma spirituale cercando di vivere quegli stessi sentimenti di maternità di Dio.
La vita di Noemi non è abbandonata nel sepolcro (Sal 16,10). Anzi, c’è un sepolcro da cui bisogna uscire (Cfr. Ez 37,12-13), per poter dar vita alla realtà. Basta pensare a Gesù, anche Lui è una madre. Nell'ora della sua morte da vita ad una nuova realtà: la Chiesa, quando dava il suo Spirito... "... e uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua" (Cfr. Gv 19,28-30; 34).
Il cuore di Gesù fu come una caverna vitale. È il mistero della femminilità di Dio che i mistici del medio evo non esitavano a chiamare Gesù una Madre. Anche Dio, l'Abbà di Gesù è il nostro Abbà, ma non è solamente Padre, è anche Madre.
Ognuno di noi può vivere questa dimensione. La Parola di Gesù lo conferma: «... chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, Sorella e Madre» (Mt 12,50).
Quindi, noi siamo "consanguinei" di Gesù: l'uno è dell'altro, in appartenenza reciproca d'amore. La nostra parentela con Dio si fonda sul fare la volontà del Padre, che si esprime nella Parola del Figlio. Uno diventa la parola che ascolta e che fa. È la stessa Verità che afferma Gesù nel Vangelo di Giovanni: “Colui che mi ama, sarà amato dal Padre mio, e io pure l'amerò; noi verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora” (Gv 14,23). Questo significa che l'anima non solo è collaboratrice di Dio nel generare figli per il regno, ma vivendo spiritualmente la dimensione materna, è dimora della Trinità.
Per vivere questa dimensione, Noemi proietta molto tempo prima a ciascuno di noi il mistero trinitario del Dio-per-noi; del Dio-in-noi; del Dio-con-noi. È un mistero che ci riguarda, un mistero da balbettare nella vita di tutti i giorni cogliendone la sua dimensione esistenziale. Diceva il filosofo austriaco L. Wittgenstein nella sua opera “Pensieri diversi”: «Il cristianesimo non è una dottrina, non è una teoria di ciò che è stato e sarà dell’anima umana, ma una descrizione di un evento reale nella vita dell’uomo», cioè quel mio rapporto con Gesù, il “mio” Signore che amo come lui mi ama (Cfr. Gal 2,20). Ed è in questo evento reale che il Dio-per-noi, il Dio-in-noi sono realtà non confinate nell’astratto, ma ci toccano da vicino, interessano la nostra ferialità. Direbbe san Tommaso d’Aquino: «È la salvezza che germoglia nel cuore dell’uomo strappandolo dal male e dalla disperazione».
Noemi nella sua sofferenza ha vissuto di questo mistero, perché legato alle sue vicende. Un mistero che l’ha trasformata davanti alla sua gente, un mistero che l'ha fatta rivivere insieme alla sua gente. Il mistero è una realtà dinamica, come la stessa Parola di Dio, perché Dio agisce a favore dell’umanità.
In questo mistero Dio è Padre e Madre per ciascuno dei suoi figli, i quali sono chiamati a loro volta, con il loro "sì" al Padre, ad esserlo per gli altri. Infatti, Dio nasce in ogni uomo che è aperto, che ascolta e accetta la Parola di Dio come Noemi.
La nostra dignità, la nostra vocazione e missione – insegna Noemi - è inimmaginabile. La nostra grande vocazione è diventare Madre del Signore: dare corpo al Figlio di Dio, portandolo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e retta coscienza, fino alla statura piena (Cfr. Ef 4,13): generandolo attraverso le opere in modo che «Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16).
Quali sono le opere che l’evangelista e Noemi ci vogliono indicare, perché possiamo viverle nella vita di tutti i giorni? Sono le opere dell’amore. Il profeta Isaia (58,7-10) specifica questa esigenza della vita cristiana facendone un elenco. Tale elenco è racchiuso in un’espressione che il profeta porta per ciascuno di noi «Non distogliere gli occhi dalla tua gente» (Is 58,7) (ovvero “da chi è tua carne”). C’è una fatica umana per capire questo, ma prossimo è colui che non ti è estraneo ma è “carne tua”; non lo puoi opprimere né disprezzare né dimenticare.
La vicenda finale di Noemi è la nostra stessa carne che urla di fronte alle sofferenze di chi è una parte di noi, non ci permette l’indifferenza. Avere il cuore di Dio Padre e Madre è sentirsi parte di questa sofferenza. E se sarà così, «la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto» (Is 57,8).
In Noemi è rispuntata quella luce, simbolo evidente della vita. Noemi ha ricevuto quella luce necessaria da parte di Dio perché a sua volta sia ella stessa sorgente di vita per chi è debole.
La sua vocazione è essere luce, come un piccolo riflesso della luce e dell’amore di Dio per gli altri.
Finalmente Noemi ha capito che la sua vita era una continua donazione e il Signore il suo continuo compenso (Cfr. Ger 31,16), e tu?

interrogarsi
1. Spesso nella vita mi ritrovo davanti a una scelta. Mi lascio guidare dall’azione dello Spirito di Dio, perché sia sempre Lui a sostenermi e possa, con il Suo aiuto, scegliere sempre bene e servire meglio la società?
2. Cerco di vivere la paternità e maternità di Dio, dando corpo al Figlio di Dio portandolo nel cuore e nel corpo per mezzo del divino amore e della pura e retta coscienza, generandolo attraverso le opere?
3. Di fronte alle sofferenze dell’umanità, come rispondo? Quali opere di bene vivo e testimonio ogni giorno?
4. Sono pronto/pronta ad essere una continua donazione?

Pregare (Dal Salmo 22 [21])
Lodate il Signore, voi che lo temete, gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
perché egli non ha disprezzato né sdegnato l’afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto, ma, al suo grido d’aiuto, lo ha esaudito.

Sei tu la mia lode nella grande assemblea, scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano:
“Viva il loro cuore per sempre”.

Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli.
Poiché il regno è del Signore, egli domina su tutte le nazioni.
A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere.

E io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunzieranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno:
“Ecco l’opera del Signore! ”.

agire
Prova ogni giorno ad amministrare con tanta sapienza e intelligenza a scrutare i misteri dell’agire di Dio contenuti attraverso la Parola di Dio e la vita.