sabato 21 maggio 2011

GIUSEPPE, SPOSO DI MARIA

Invocare
Spirito che aleggi sulle acque, calma in noi le dissonanze, i flutti inquieti, il rumore delle parole, i turbini di vanità, e fa sorgere nel silenzio la Parola che ci ricrea.
Spirito che in un sospiro sussurri al nostro spirito il Nome del Padre, vieni a radunare tutti i nostri desideri, falli crescere in fascio di luce che sia risposta alla tua luce, la Parola del Giorno nuovo.
Spirito di Dio, linfa d'amore dell'albero immenso su cui ci innesti, che tutti i nostri fratelli ci appaiano come un dono nel grande Corpo in cui matura la Parola di comunione (Frère Pierre-Yves di Taizé).

Leggere (Mt 1,18-24)
1, [18]Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. [19]Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. [20]Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. [21]Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». [22]Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: [23]Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. [24]Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Meditare Presentare questo personaggio importante nella storia della salvezza e nella vita del cristiano di oggi è qualcosa di particolare, in quanto, come la Vergine Maria, sua sposa, si dice poco di lui, ma quel poco è abbastanza per capire che la sua vita è stata una continua donazione.
Ma chi è Giuseppe? È un laico nel senso più pregnante della parola, laico perché non caratterizzato da nessuna funzione ufficiale: è un uomo come tutti, inserito fino in fondo nelle realtà terrene per offrirle come supporto all’Incarnazione. Il Verbo si incarna in una famiglia di cui Giuseppe è il capo e vive nella realtà delle creature umane, nella condizione più universale, che è quella del lavoro e della povertà. Il Nuovo Testamento non ci dice molto di Giuseppe. Ne parlano solo i due Vangeli (Mt e Lc) che riferiscono qualcosa della infanzia di Gesù. Tutti gli episodi che tali Vangeli riferiscono sono appunto legati al periodo che va dal suo fidanzamento ai primi anni di vita del bambino (fino al suo ritrovamento “tra i Dottori del Tempio” di Gerusalemme). Da queste fonti possiamo dedurre che Giuseppe era originario di Betlemme, cittadina che per qualche motivo abbandonò per andare ad abitare a Nazaret. Lì, probabilmente, avvenne il fidanzamento con Maria, figlia di Gioacchino ed Anna.
Il brano scelto per questa lectio mensile, è collegato strettamente alla genealogia (Mt 1,1-17) che l’evangelista Matteo compone con l’intento di sottolineare la successione dinastica di Gesù, il salvatore del suo popolo (v. 21). In queste pagine l’Evangelista non ha intenzione di perdere tempo in “questioni sciocche, dalle genealogie, dalle questioni e dalle contese intorno alla legge, perché sono cose inutili e vane” (Tt 3,9), ma di cogliere nella vita ordinaria la Parola di Dio nascosta per noi: Gesù, perché l’essere partecipi dei misteri del Regno avviene per mezzo di Gesù.
Giuseppe esprime la figura di chi, dal punto di vista fisico, non c’entra in questa nascita, ma che in realtà è fondamentale per la realizzazione del piano di Dio. Ci vuole Giuseppe. “Tu lo chiamerai Gesù” (v. 21). Questa espressione vuole dire che è Giuseppe che deve operare come padre legale di Gesù, perché Gesù sia quel discendente di Davide che adempie le promesse. Gesù deve essere una novità radicale e quindi nasce dalla grazia di Dio, ma deve, nello stesso tempo, realizzare le promesse di Dio nella storia. E allora Giuseppe diventa importante, perché (sia nel caso di Maria che nel caso di Giuseppe) più che la generazione fisica, conta l’atto della fede, l’atto dell’obbedienza. Sant’Agostino l’aveva detto, ed è diventata classica l’affermazione dopo di lui: “Maria, ha generato il Figlio di Dio prima nella fede e poi nella carne”. È la fede che ha aperto il grembo e il cuore di Maria a ricevere il Verbo di Dio. La generazione del Verbo di Dio – la Parola di Dio fatta carne – non c’è al di fuori della fede; questo vale per Maria e vale per la Chiesa. La Chiesa, ciascuno individualmente diventa madre, quando accoglie la Parola nella fede; allora la genera, la mette alla luce in tutte le situazioni storiche, in tutte le condizioni umane, ma in questa prospettiva. Lo stesso vale esattamente per Giuseppe. Giuseppe non c’entra dal punto di vista della carne, ma c’entra dal punto di vista della obbedienza della fede.
La vita di Giuseppe è stata veramente travolta dalle iniziative di Dio, iniziative misteriose, iniziative al di là della possibilità di capire. Giuseppe nonostante tutto, si è lasciato condurre perché era giusto e “giusto” è l'uomo che vive di fede. Il v. 20 vuole indicarci un profilo di quest’uomo. Dove lo porta il Signore? Non lo sa, Dio non glielo dice, non gli spiega niente e lui obbedisce lo stesso. Ha sempre detto di sì con la vita, non con le parole. Non ha mai avuto questioni da sollevare, dubbi da proporre. Egli è l’uomo del silenzio e nel silenzio agisce. E come è fecondo questo silenzio! Esso permette che tra la parola di Dio e l’obbedienza di Giuseppe non ci sia soluzione di continuità. Dio parla e Giuseppe fa. Molte parole suonano nella sua vita fino a capovolgere i suoi progetti: un matrimonio con la sua dolce sposa Maria, avere dei figli e vivere in semplicità davanti a Dio e agli uomini. Ma in lui, oltre a queste cose del tutto legittime risuonano dei verbi:
“Non temere...”, e lui non teme, tutti i drammi sono finiti (v. 20).
“Alzati...”, e lui si alza, eccolo già per strada (v. 24).
“Ritorna...”, ed è già di ritorno (v. 24).
È la bellezza della vita interiore di Giuseppe che convive con il capovolgimento di Dio. Osserviamo le “cose strane” che accadono.
“Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe” (v. 18).
Prima di queste parole c’è la lunga genealogia che, partendo da Abramo, poi da Davide, poi dall’esilio di Babilonia, arriva fino a Giuseppe. E la conclusione della genealogia dice: “Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo” (1,15-16). La genealogia è andata avanti per quaranta volte, ma quando si arriva all’ultimo anello della catena, cambia tutto: “Giacobbe generò Giuseppe”… e non c’è “Giuseppe generò Gesù”, ma: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo”. Per capire la paternità spirituale di Giuseppe chiediamoci: Quale la realtà spirituale dell’adozione affidata a Giuseppe e di conseguenza a noi, oggi? Diciamo, che il popolo eletto possiede «La gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse» perché «Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli» (Rm 9,4). Anche noi, il popolo nuovo di Dio, in Cristo riceviamo l’adozione a figli perché «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli» (Gal 4,4-5). è questa la salvezza che ci ha portato Gesù. Cristo «Salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21) perché egli è il «Dio con noi» (Mt 1,23) che ci rende figli adottivi di Dio. Gesù nasce da «Maria promessa sposa di Giuseppe» (v. 18a) che «Si trovò incinta per opera dello Spirito Santo» (v. 18b). Matteo non ci da il racconto dell’annunciazione come fa l’Evangelista Luca (cfr. Lc 1, 26-38), ma struttura il racconto dal punto di vista dell’esperienza di Giuseppe, l’uomo giusto. Nella Bibbia gli uomini giusti sono rivelati come gli amati da Dio e che molte volte li sceglie per una missione importante, li protegge e non li accomuna con gli empi (Gen 18,23ss). Nell’Antico Testamento troviamo molti personaggi che sono ritenuti giusti. Pensiamo a Noè «Uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei» (Gen 6,9). Oppure Ioas che «Fece ciò che è giusto agli occhi del Signore» (2Re 12,3). Un’idea costante nella Bibbia è il «sogno» come luogo privilegiato dove Dio fa conoscere i suoi progetti e disegni, e alcune volte rivela il futuro. Ben conosciuti sono i sogni di Giacobbe a Betel (Gen 28,10ss) e Giuseppe suo figlio come pure quelle del coppiere e del panettiere imprigionati in Egitto con lui, (Gen 37,5ss; 40,5ss) e i sogni del Faraone che rivelavano i futuri anni di prosperità e di carestia (Gen 41,1ss). A Giuseppe appare «In sogno un angelo del Signore» (v. 20) per rivelargli il disegno di Dio. Nei vangeli dell’infanzia appare spesso l’angelo del Signore come messaggero celeste (vv. 20.24; Mt 2,13.19; Lc 1,11; 2,9) e anche in altre occasioni questa figura appare per rasserenare, rivelare il progetto di Dio, guarire, liberare dalla schiavitù (cfr. Mt 28,2; Gv 5,4; At 5,19; 8,26; 12,7.23). Molte sono le referenze all’angelo del Signore anche nell’Antico Testamento dove originariamente rappresentava il Signore stesso che guida e protegge il suo popolo essendogli vicino (cfr. Gen 16,7-16; 22,12; 24,7; Es 3,2; 23,20; Tb 5,4). Punto centrale di questa pagina è la verginità descritta dal v. 23: «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi». La condizione di verginità vuole dire l’impossibilità concreta, umana, mondana, di avere un figlio. La verginità è per Maria, come per Israele, una condizione di immaturità, di povertà e di incompletezza. Maria è dal punto di vista umano in una condizione di povertà; tutto sembra rendere impossibile l’adempimento delle promesse. Qui è il senso dell’intervento di Dio che si manifesta esattamente quando i mezzi umani o le situazioni umane non sono proporzionate al risultato, perché appaia chiaramente che quello che viene fuori è un dono: non è la forza dell’uomo che produce quello che sta per nascere, ma è la grazia di Dio. È dono unicamente di Dio. Questo significa la presenza dello Spirito Santo che diventa il segno della grazia, della forma creatrice di Dio stesso e che opera la meraviglia del compimento delle sue promesse. Non c’è bisogno di capacità di forze o realizzazioni umane e mondane; c’è bisogno solo della disponibilità della fede, perché Dio possa operare quello che lui solo è in grado di fare. Oggi tutto questo Dio lo sta compiendo in ciascuno di noi e particolarmente in te e attraverso di te le sue promesse, i suoi progetti, perché diventi strumento di salvezza di Dio nella storia di ogni giorno.
Per concludere, l’esempio di quest’uomo che va sempre alla ricerca della verità (cfr. Lc 2,41-50), ci insegna come si offra al Cristo il servizio di una vita totalmente inserita nelle realtà terrene.
Egli ci fa comprendere il contenuto del servizio per il Regno e ci aiuta ad essere nella storia della salvezza coloro che in Cristo credono, a Cristo obbediscono e di Lui si fidano lasciandosi travolgere dal Signore e condurre per strade misteriose.

Interrogarsi
1. Rileggendo il brano, che cosa ti ha colpito di più? Perché?
2. Pensando all’adozione spirituale, Quali sentimenti e pensieri hanno suscitato nel tuo cuore? Che rilevanza possono avere per il tuo cammino di maturazione spirituale?
3. Con quale atteggiamento interiore ti poni davanti alla Parola di Dio?
4. Quale pensi sia il messaggio centrale del brano evangelico per la tua vita?
5. Ti lasci travolgere dal pensiero di Dio lasciandoti condurre per vie misteriose?

Pregare
È bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunziare al mattino il tuo amore, la tua fedeltà lungo la notte,
sull’arpa a dieci corde e sulla lira, con canti sulla cetra.
Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l’opera delle tue mani.
Come sono grandi le tue opere, Signore, quanto profondi i tuoi pensieri!
L’uomo insensato non intende e lo stolto non capisce:
se i peccatori germogliano come l’erba e fioriscono tutti i malfattori,
li attende una rovina eterna: ma tu sei l’eccelso per sempre, o Signore.
Ecco, i tuoi nemici, o Signore, ecco, i tuoi nemici periranno,
saranno dispersi tutti i malfattori.
Tu mi doni la forza di un bufalo, mi cospargi di olio splendente.
I miei occhi disprezzeranno i miei nemici, e contro gli iniqui che mi assalgono
i miei orecchi udranno cose infauste.
Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi,
per annunziare quanto è retto il Signore: mia roccia, in lui non c’è ingiustizia (Sal 92)

Agire
Ogni giorno fermiamoci e portiamoci dentro una parola per la vita da affrontare con coraggio ed altruismo sano le responsabilità che la vita ci consegna.