sabato 21 maggio 2011

GIOVANNI IL BATTISTA

Invocare
Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato. Sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore. Luce d’eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo amore. Amen.

Leggere (Gv 1,6-8.15.19-23)
1, [6]Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. [7]Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. [8]Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. [15]Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». [19]E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?». [20]Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo». [21]Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No». [22]Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». [23]Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia». [29]Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! [34]E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».


Sono vari i brani biblici a cui fare riferimento per parlare del precursore di Cristo. Per la nostra lectio, facciamo riferimento al quarto Vangelo che presenta il Battista come un grande uomo e testimone. Sarà lo stesso Gesù a definirlo tale, quando di lui dice: «In verità fra i nati di donna, non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il battista» (Mt 11,11). 
Nel primo capitolo del Vangelo di Giovanni, egli è grande in tre modi: personalmente, in testimonianza e moralmente.
Il Vangelo, fin dai primi versetti dice che lo Spirito Santo introduce nella storia un uomo, distinto per la sua missione da tutti gli altri uomini: «Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni» (v. 6). Dopo, al v. 8, lo caratterizza con un segno negativo: «Egli non era la luce».
Chiediamoci: quale valore personale aveva dunque quest’uomo, al punto che lo Spirito Santo giudicasse opportuno di dichiarare che egli non era ciò che è Dio nella Sua essenza?
Gesù stesso però di lui dice positivamente: «Egli era la lampada ardente e splendente e voi avete voluto per un breve tempo godere alla sua luce» (Gv 5,35). Come lampada, il suo chiarore era così grande, che quando appariva recava quasi la gioia dell’astro del giorno. Certamente Giovanni nella sua vita aveva pregato quelle parole che definivano lampada la Parola del Signore (cfr. Sal 119,105), convinto che il Signore stava preparando anche per lui una lampada (Sal 132,17). Giovanni Battista con la sua vita anticipa quanto lo stesso Gesù avrebbe detto per ciascuno di noi: «Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta» (Mt 5,14).
L’affermazione - «Voi siete…» - è al presente. Cristo ha affermato: «Io sono la luce del mondo» (Gv 8,12). Oggi Egli investe di quest’onore e di questa responsabilità quanti lo seguono. Ovviamente Gesù non si riferisce ad una nostra luce che potremmo manifestare, ma, come la luna riceve luce dal sole e la riflette sulla terra, così deve essere il credente che non ha luce propria, ma la riceve da Cristo Gesù. I credenti possono essere luce solo perché, uniti a Cristo, potranno risplendere della Sua luce. Gesù dice anche che la luce non deve essere nascosta. Le città, in quel tempo, erano quasi tutte costruite su monti e alture per ragioni difensive e potevano in questo modo essere viste da lontano. Gesù ribadisce questo principio. Quello che Cristo ha fatto in noi va detto e proclamato, in modo che la luce emani da noi e la gente possa poi glorificare il Padre che è nei cieli (cfr. At 4,21). 
La Parola del Signore ci conduce a guardare la testimonianza del Battista. In primo luogo Giovanni «Venne come testimone per rendere testimonianza alla luce» (v. 7a) — missione senza precedenti nella storia dell’uomo! Moralmente il mondo era come un paese desolato, sepolto in una notte perpetua; Giovanni Battista viene, annunziando l’apparizione d’un astro che dissiperà le tenebre ed apporterà ai miseri la salvezza, la gioia e la vita. Tale è la prima testimonianza di quest’uomo: Giovanni venne «Affinché tutti credessero per mezzo di lui» (v. 7b); ma l’astro annunziato non fu compreso dalle tenebre, né conosciuto dal mondo, né ricevuto dai Suoi (Israele). Questi hanno ben voluto rallegrarsi, per un breve tempo, alla luce della lampada, ma non hanno voluto venire al sole per avere la vita (Gv 5,35.40). In secondo luogo Giovanni Battista rende testimonianza alla Parola fatta carne (Gv 1,15), a Dio fatto uomo, disceso quaggiù per rimediare il nostro stato e per rivelare il Padre. Quale testimonianza è mai questa, in contrasto con ciò che Dio aveva rivelato nei secoli scorsi! — La legge era venuta per Mosè, ma ciò che rispondeva in grazia allo stato dell’uomo, manifestandolo in pari tempo, era rimasto sconosciuto fino allora. Israele aveva potuto conoscere Dio come l’Eterno; l’unigenito Figlio che è nel seno del Padre, ci ha messi in rapporto con il Padre. Ora la testimonianza di Giovanni comporta questa rivelazione.
Nel v. 19 si trova una terza testimonianza, dove Giovanni dice ciò che egli non è. È appunto a ciò che il Signore quando dice: «Voi avete mandato a interrogare Giovanni, ed egli ha reso testimonianza alla verità» (Gv 5,33). Or questa testimonianza mette Giovanni Battista interamente da parte, perché lui non è né il Cristo… né il profeta annunziato in Dt 18,15-18. La verità è che lui era niente e che il Cristo, questo profeta che egli non aveva ancora veduto, era tutto: Giovanni Battista si annientò per il trionfo della verità. Più tardi, questo Cristo annunziato da Giovanni, dopo essersi annientato Egli pure, comparisce davanti a Pilato, rende testimonianza che Egli è re, e per mantenere intatta la verità, non tiene conto della Sua vita. Giovanni Battista aveva detto: «Io non lo sono» — Gesù dice: «Io lo sono». In questa occasione il Signore avrebbe potuto tacere, ma quando si tratta della verità, Egli parla, risponde, e la Sua parola è come la firma della Sua condanna (cfr. Gv 19,1-16). Ecco ora una quarta testimonianza (Gv 1,29), di un’importanza speciale nella carriera di quest’uomo di Dio. Fin qui Giovanni non conosceva il Signore personalmente; ora «Vede Gesù che viene a lui» ed emette un grido di gioia. Non dice Ecco la luce, o la Parola fatta carne, od il Cristo, ma: «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!» — Gli appare ad un tempo il valore dell’epoca di Cristo e quello della Sua persona. Scopre in Gesù la vittima perfetta ed il Salvatore, «l’Agnello di Dio», e vede l’opera Sua; egli la vede in tutta la sua estensione, la contempla nei suoi risultati, fino allo stabilimento dei nuovi cieli e della nuova terra, dove la giustizia abiterà, e dove il peccato sarà tolto dalla scena per sempre. Inoltre la contempla nei suoi risultati, quando, rendendo testimonianza, dice: «Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui..., è quello che battezza con lo Spirito Santo» (Gv 1,32-33). Per questo battesimo il credente è ormai assicurato dell’efficacia di quest’opera in suo favore; è ripieno della speranza d’essere ben presto con Cristo e simile a Lui nel cielo. Giovanni il Battista è per ciascuno di noi modello di conoscenza del Cristo. Nelle poche parole di questa lectio non possiamo dire insieme a Giovanni lo conosco, ma dobbiamo occupare interamente i pensieri del Cristo. Il Battista aveva un’intelligenza estesa di queste cose, solo perché Gesù occupava interamente i suoi pensieri. La conoscenza personale di Cristo allarga nei nostri cuori la conoscenza d’ogni cosa, e nello stesso tempo ci riduce al nulla nella nostra propria stima e nella stima del mondo, o piuttosto nel modo con cui cerchiamo essere stimati da esso. L’apostolo Paolo vedendo le immense ricchezze di Cristo, dice: «Io sono il minimo fra tutti i santi» (Ef 3,8). Questa testimonianza, però, non è propriamente profetica; Giovanni, già insegnato prima, ha capito queste cose come possiamo capirle noi, facendo la conoscenza dell’Agnello di Dio.
Nel v. 34 troviamo una quinta testimonianza: «E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio». Egli può dire: Ora ho veduto e reso testimonianza di ciò che ho veduto. Questo uomo, al quale Dio stesso rende testimonianza con la discesa dello Spirito Santo, è il Figlio di Dio. Non è vero, che un testimone come Giovanni Battista avrebbe potuto avere un alto concetto di sé? Ma ciò che lo rende moralmente grande, è che egli si considera meno che nulla ai propri occhi, non perché cerchi di annichilire sé stesso, ma perché per lui Cristo riempie la terra, il cielo, l’eternità, ed il suo proprio cuore, e che è per lui tutto quello che esprimono questi nomi preziosissimi: Signore, Cristo, Profeta, Agnello di Dio, Oggetto del cielo, Figlio di Dio, Sposo. Il suo cuore intero è colpito da questo uomo che viene dopo lui, ma che gli è antiposto. Perciò, quando gli emissari dei Giudei gli domandano: «Che dici di te stesso?» egli rispose: «Io sono la voce di uno che grida nel deserto». - Io non dico verbo di me stesso; sono una voce. Avrebbe potuto dire: Sono il portavoce di Dio; ma no - uno strumento potrebbe ancora considerarsi per qualche cosa, e dice: «io sono la voce di uno che grida» — ciò gli toglie, per così dire, la sua personalità — «che grida nel deserto», cioè una voce che è senza eco, senza valore agli occhi degli uomini! «Perché dunque battezzi?» gli domandano essi; ed egli risponde: «Io battezzo in acqua», — cos’è il mio battesimo di fronte al suo? In Gv 3,26, i suoi discepoli non mostrano d’avere la stessa abnegazione: vengono a lui e gli dicono : «Rabbi, colui che era con te di là dal Giordano, e al quale rendesti testimonianza, eccolo che battezza, e tutti vanno da lui». Essi fanno di Giovanni l’uomo importante, e di Cristo il personaggio secondario (cfr. Mt 16,14). Ecco, dicono a Giovanni, come ti tratta! — Ma egli ricorda ai suoi discepoli la sua testimonianza in quanto al Cristo, poi aggiunge: «Colui che ha la sposa è lo sposo» (v. 29). La sposa non è Giovanni Battista, egli lo sa, ma il grande profeta si contenta d’un posto secondario, poiché possiede Cristo — egli è «l’amico dello sposo». Egli assiste ad espansioni che non si dirigono a lui, ma che lo interessano; sente la voce dello sposo e la sua gioia è compiuta. Altri avranno la loro gioia in relazioni più intime, ma quella di Giovanni Battista è perfetta in una relazione inferiore; il Signore gliel’ha data, e quantunque non sia la più elevata, poiché viene da Lui, basta per quest’uomo di Dio; la sua gioia è compiuta in Colui che è lo Sposo di un’altra.
Che commovente umiltà nel più grande di coloro che sono nati di donna! Non è forse vero che la gioia di Giovanni Battista, il quale si teneva all’infuori, era molto più grande che non è abitualmente la nostra? E noi cristiani, che abbiamo il privilegio di chiamarci la sposa di Cristo, non ci umilia egli questo pensiero? Giovanni apprezzava la nostra relazione, conservava la sua, e non ne desiderava altra. Non c’era in lui maggior gelosia di quanto ce ne fosse negli angeli, quando alla nascita di Cristo, celebravano la pace negli uomini ed esaltavano un opera che non era per loro, ma che s’indirizzava a poveri peccatori perduti. Giovanni «era presente», con gli occhi fissi sul volto dello Sposo e con l’orecchio teso per ascoltarlo; la sua felicità consisteva nel dimenticar sé stesso, come Maria ai piedi del Salvatore, e lasciava che il suo cuore si riempisse, come un vaso, del torrente delle perfezioni d’uno Sposo che non era il suo. «Bisogna che egli cresca» aggiunge, «e che io diminuisca». Cristo è cresciuto, e Giovanni è diminuito fino ad annientarsi. Questo gran testimone, dopo aver reso testimonianza, ha riunito i suoi discepoli attorno a Gesù, ed ha veduto la sua testimonianza interamente surrogata da quella dì Cristo. La sua gloria è d’aver fatto risaltare la gloria di Colui che solo meritava d’essere glorificato. Noi non siamo chiamati a rivestire la grandezza profetica e personale di Giovanni Battista; ma che ci sia dato, nella dimenticanza di noi stessi, di rivestire qualcosa della sua grandezza morale, considerando Cristo come il tutto per le anime nostre!

Interrogarsi
1. Anche noi, nel profondo di noi stessi, siamo come il Battista. Viviamo la grandezza della nostra vita in testimonianza e moralmente?
2. Sono convinto che il Signore chiama anche me ad essere lampada tra i miei contemporanei?
3. Come il Battista, so condurre altre persone a Gesù? Lo indico come l’Agnello di Dio?
4. Vivo la mia vita in umiltà come il Battista per essere “l’amico dello sposo”?
5. altre domande da utilizzare sono all’interno della riflessione ….

Pregare
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come il Battista, possiamo non solo ascoltare ma voce tra i nostri contemporanei. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

Agire
Per rendere testimonianza ti invito a meditare e a vivere concretamente quanto troverai scritto in At 22,14-16.